Il numero dei deputati e dei senatori/ Al senato ci sono già disegni di legge dei due schieramenti per la riforma, ma non vengono esaminati

Pubblicato il 5 Giugno 2009 - 12:24 OLTRE 6 MESI FA

«La dittatura del premier è un rischio reale» scrive Pancho Pardi, sul portale “liberacittadinanza”, criticando la proposta del Popolo della libertà di modificare i regolamenti parlamentari.

Pardi pone l’attenzione su un argomento che non gode di grande visibilità e che oggettivamente, ha meno glamour di Noemi e delle veline in genere: per cambiare le norme nel funzionamento di Camera e Senato basta la maggioranza semplice e grazie a questo si può portare il Parlamento, in modo strisciante anche se formalmente e tecnicamente corretto, verso una forma di presidenzialismo senza passare per le modifiche della Costituzione.

Una sorta di «golpe costituzionale», che la proposta Pdl firmata dai senatori Gasparri e Quagliariello renderebbe possibile. E che si andrebbe ad aggiungere «alla prassi del governo Berlusconi di abusare di decreti legge e voti di fiducia, svuotando le Camere delle loro funzioni».

Gasparri e Quagliarello difendono l’idea di riconoscere ampi poteri al governo, vera guida del processo legislativo: «Le riforme devono servire ad agevolare il lavoro della maggioranza».

Tra i punti del testo Gasparri-Quagliariello che suscitano maggiori critiche, uno riguarda il troppo peso che avrebbe l’esecutivo: per i suoi disegni di legge è vista un aspecie di ghigliottina, nel senso che dovrebbero essere esaminati entro 60 giorni dall’assegnazione alle commissioni competenti. Inoltre, il governo potrebbe blindare alcuni suoi provvedimenti, rendendoli così non modificabili dall’aula. Secondo “liberacittadinanza”, «è necessario sventare questo tentativo di manipolazione, che ci restituirebbe in breve tempo una forma di governo pericolosamente mutata».

Su questa linea si sono mossi anche  i senatori del Partito democratico che sono anzi andati oltre e, per contrastare la modifica delle regole parlamentari come la vorrebbe il centrodestra, hanno presentato un loro progetto di legge, completamente diverso da quello della destra.

Il primo firmatario è Luigi Zanda; gli altri firmatari del disegno di legge sono nomi tra i più importanti del partito democratico: Finocchiaro, Latorre, Chiti, Bianco, Cabras, Della Monica, Follini, Legnini e Vita. Il ddl, come ovvio,  punta a riconoscere più garanzie per l’opposizione.

«Il Pdl sta tentando di introdurre “pillole di presidenzialismo” senza modificare la Costituzione», avvertono. E così chiedono fra l’altro anche più poteri per le

commissioni permanenti e norme più severe nei confronti dei “pianisti”, cioè di quei parlamentari che oltre al proprio voto. esprimono anche, in modo scorretto e veramente poco rispettoso del Parlamento, il voto di altri colleghi. 

La qualità e la quantità del lavoro delle Camere non potrà mai aumentare «se non verrà drasticamente ridotto il numero dei parlamentari e se non sarà consistemente aumentato il tempo da loro dedicato ai lavori d’Aula – si legge nella Relazione che accompagna il ddl del Partito democratico – e, soprattutto, il tempo destinato ai lavori svolti nelle Commissioni di merito».

Molto forte è la  critica alll’abuso di decreti legge e voti di fiducia. Nella memoria storica italiana la legislazione per decreto legge evoca inquietanti assonanze con il funzionamento del Parlamento dagli anni ’20 agli anni ’40.

 L’opposizione al Senato ha da ridire anche sul potere di ordinanza di protezione civile: «Sono stati teorizzati dal Governo in carica come possibili soluzioni, non si sa quanto temporanee, al problema della governabilità».

Altro punto su cui insiste la proposta di Zanda e degli altri democratici è  la riforma della Giunta delle elezioni, dato che si tratta di un organo che incide su diritti fondamentali: «Bisogna assicurarne una composizione che non consenta  decisioni solo maggioritarie».