IL PD DOPO L’ABBADONO DI VELTRONI: FRANCESCHINI VERSO LA REGGENZA

Franceschini_dario L’orientamento prevalente, per usare un’espressione che era in voga nel Pd di Walter Veltroni, è quello di affidare a Dario Franceschini la guida del partito fino al congresso. Al momento è questa la via d’uscita che sembra più praticabile al gruppo dirigente del Pd frastornato per l’improvvisa uscita di scena di Veltroni. Tuttavia, in mezzo al caos scatenato dalle dimissioni del segretario, si è aperta una riflessione dentro il partito.

Letta: «Lo statuto del Pd è barocco e schizofrenico»
Enrico Letta preferirebbe andare al congresso subito, ma lo statuto del Pd è talmente «barocco e schizofrenico», un «mix di masochismo e autolesionismo, parte integrante di questo psicodramma», che «il percorso per andare ad un congresso è talmente contorto che durerebbe mesi». L’esponente del Pd non nasconde le critiche non solo alla gestione del partito. «Sabato – spiega – parleranno tutti gli eletti dell’assemblea costituente: sono i portatori, insieme a Veltroni, di quel volere dei 3 milioni e mezzo di italiani che votarono alle primarie. Il potere è nelle mani dell’assemblea, purtroppo in questi mesi tra i tanti errori c’è stato anche quello di approvare uno statuto barocco e schizofrenico, un mix di masochismo e di autolesionismo, che è parte integrante di questo psicodramma».

«Anche questa dello statuto – dice Letta- è un esempio di una storia nella quale abbiamo inanellato errori che puntualmente vengono fuori: errori di posizionamento politico, di amalgama che non è riuscito come è stato detto, di disattenzione del partito verso i suoi militanti ed errori di alleanze». A questo punto però non c’è tempo per il congresso e si andrà al voto per rinnovare il Parlamento europeo con un reggente: «Temo di sì, ci vogliono tre mesi per fare un congresso. Se è così andiamo alle europee con Franceschini e dopo facciamo il congresso».

Bindi: «La segreteria Veltroni è partita con un vizio d’origine. Ora serve un vero congresso»
«Non tutte le responsabilità sono di Veltroni, non tutte del restante gruppo dirigente». Lo ha detto Rosy Bindi. «Io penso – ha proseguito l’esponente del PD – che la segreteria Veltroni sia partita con un vizio d’origine, che è quello di essere stato sostenuto da liste e componenti che avevano idee troppo diverse» E ora? «La gravità della crisi – ha risposto la Bindi- richiederebbe non delle primarie ma un congresso vero. Ma davanti al rischio di fare un congresso finto, dominato dalla preoccupazione delle elezioni, meglio rimandare il confronto al giorno dopo le elezioni europee e amministrative».

Prodi: «Seguo con il cuore: ma col cuore e basta»
«Non seguo con distacco, sarebbe impossibile. Seguo con il cuore: ma col cuore e basta. La mia attenzione comincia e finisce lì». Lo dice Romano Prodi, in un’intervista a La Stampa, evitando di commentare la situazione politica nel Pd. Il professore poi conferma di aver sentito Walter Veltroni: «Ci mancherebbe altro, l’ho chiamato io. Ma solo dopo che aveva ufficializzato la sua decisione». Condivide? «Non mi pare il caso di dir nulla», risponde l’ex presidente del Consiglio che assicura di non aver dato «nessun consiglio» a Veltroni.

Marini: «Avrei suggerito a Veltroni di pensarci bene prima di dimettersi»
La scelta di dimettersi è «una decisione che rispetto, e che posso anche capire, perchè le difficoltà nella guida di un partito in fase di avvio sono tante», ma «sinceramente, avrei preferito che di dimissioni non si fosse parlato. A Veltroni avrei suggerito, se ce ne fosse stato il tempo, di pensarci bene, di riflettere. E questo proprio perchè siamo ancora all’inizio del processo di costruzione del partito. È passato solo un anno dalla nascita del Pd». Franco Marini non condivide la decisione di Walter Veltroni di lasciare la guida del partito. Nemmeno il voto sardo, spiega l’ex presidente del Senato, non è «un fatto tanto grave da rendere necessarie le dimissioni del segretario».

Damiano: «Franceschini? Ok, ma si volti pagina»
Il nuovo segretario del Pd? «In un grande partito ci sono uomini e donne che sono in grado di svolgere questo ruolo, si tratta di trovare la proposta giusta. Un nome potrebbe essere Dario Franceschini che è attuale vicesegretario, quello che chiedo è che si volti pagina, che si crei qualcosa di nuovo e soprattutto che a differenza della situazione precedente il gruppo che si formerà attorno al nuovo reggente, sia un gruppo che abbia un consenso attraverso il voto di un organismo di partito e non semplicemente un organismo nominato dall’alto». Lo ha detto Cesare Damiano.

Gestione cookie