Armi all’Ucraina, Pd diviso: 8 dem contro la linea di astensione di Elly Schlein. E tra questi otto “ribelli”ci sono pezzi grossi del partito come Guerini, Quartapelle, Madia.
Inevitabile il sarcasmo, ad esempio, di Italia viva; il capogruppo alla Camera, Davide Faraone (scudiero di Renzi, ex Ds e Pd, sottosegretario in due governi) ha subito graffiato: ”Il solito fritto misto del Pd alla Camera“.
Niente di nuovo sotto il sole del Nazareno: un anno fa, sullo stesso argomento, altri quattro non si erano allineati: il romano Paolo Ciani il più risoluto. Gli altri tre – Laura Boldrini, Nico Stumpo, Arturo Scotto – si erano astenuti.
Stavolta di astensione Elly Schlein non vuol sentire parlare. Ha detto:”No, mercoledi 10 non c’è stata alcuna astensione sul supporto all’Ucraina. Il Pd ha votato compattamente la propria risoluzione in cui c’era tutto quello che doveva esserci,a conferma di ogni tipo di supporto all’Ucrainna. Una risoluzione che è stata approvata dalle altre opposizioni e con l’astensione della maggioranza”. Resta il primato di tre divisioni in 24 ore.
TRE DIVISIONI IN 24 ORE
1. ARMI A KIEV – Inutile nascondere la spaccatura. Poche storie: in aula il Pd si è infilato in ardite astensioni, poi smentite. Ma tant’è. È il caso di ricordare che laggiù le cose non si mettono bene: la controffensiva ucraina non è riuscita a spezzare in due l’esercito russo che ha “disseminato sul campo 8 milioni di mine” (Crosetto dixit). Si va verso un conflitto di logoramento.
2. ABUSO D’UFFICIO – Altra rogna per la segretaria: i sindaci del Pd sul tema hanno criticato il partito e l’abolizione del reato è ritenuta una loro vittoria. I parlamentari e i vertici nazionali del partito non sono affatto d’accordo. C’è nel Pd un giustizialismo strisciante? Mah!
È certo che il garantismo è a tutt’oggi un nodo irrisolto. Chiedere, per favore agli “scaricati” (e dimenticati) Vasco Errani o Filippo Penati, messi nell’angolo più buio dopo un avviso di garanzia.
3. Il RADUNO NEL “TEMPIO DEL PIACERE”
La programmata due giorni dem (18-19 gennaio) nell’hotel di lusso “Cappuccini” di Gubbio – sul sito si definisce “tempio del piacere” – è una formula lanciata a suo tempo da Romano Prodi.
All’epoca nessuno disse niente, oggi piovono mugugni e imbarazzo. E il conclave, rigorosamente a porte chiuse, si presta alle più fantasiose interpretazioni. I peones già chiedono:”Ma dovremo dividerci le camere?”.
Nell’ex Monastero del 17esimo secolo, è tutto pronto: Spa&Fitnes, piscina illuminata per il bagnetto sotto la luna, sauna finlandese per eliminare le tossine e docce emozionali; oltre a tavoli di marmo riscaldati, impacchi e savonage marocchino. Tutto sotto l’occhio vigile di Marc Messegue’, celebre dietologo francese, Questo Pd non bada a spese.