Ultimo ricatto di Putin: stop al grano ucraino. Conseguenza: pagano i più deboli cioè 400 milioni di persone – stima Guiterres (Onu) – nei Paesi che dipendono dalle esportazioni alimentari ucraine.
Fatta la frittata , incassata l’indignazione del mondo occidentale (“cinico e crudele“), assorbita l’ira scontata degli USA, lo zar ha corretto il tiro: no, non usa affatto “il cibo come arma”, ha detto.
E a riprova delle sue buone intenzioni ha annunciato:”Manderemo gratis il nostro grano in Africa “. Tira aria dell’ennesimo bluff. Perché l’obiettivo della Russia, almeno secondo gli analisti indipendenti, è di affamare le persone. “Putin ha bisogno di ondate di rifugiati verso l’Occidente”. L’Europa rischia la bomba migranti. Perché mai dovrebbe cambiare la sua strategia?
LA RAPPRESAGLIA DELLO ZAR PUTIN
Questo stop al grano è in realtà una vendetta del Cremlino che risponde “all’attacco terroristico” al ponte di Crimea; un attacco ritenuto lo sfregio di Kiev a Mosca. Il ponte di Kerch è il cordone ombelicale con la Madre Russia, è l’unica via di terra per i rifornimenti militari con la penisola occupata nel 2014 da Putin. Gli ucraini lo hanno bombardato poche ore prima dell’accordo tripartito con Ankara sull’export del grano ucraino.
E Kiev ha subito rivendicato l’attacco (“lo abbiamo fatto noi con droni di superficie”). Immediata la “risposta” al veleno di Putin :”I terroristi sono degli insetti e vanno distrutti con metodi disumani perché capiscono solo il linguaggio della forza “. E domenica mattina, puntuale, è partito l’ordine dal Cremlino di attaccare gli hub di cereali di Odessa e Mykolaiv con le navi portamissili Kalibr in servizio nel Mar Nero.
MILIONI DI BISOGNOSI PAGHERANNO
Il mancato rinnovo dell’accordo sul grano ucraino (accordo scaduto il 17 luglio) ha messo in allarme 36 Paesi secondo i dati del PAM (Programma Alimentare Mondiale, sede centrale a Roma). Paesi fra i più poveri e vulnerabili nell’area africana e mediorientale come Siria, Libano, Yemen, Somalia, Congo. Il PAM ha già acquistato 625 tonnellate di quel grano per le operazioni umanitarie in Paesi come Afghanistan, Etiopa, Kenia.
Concludendo: senza un dietrofront di Putin si annuncia un disastro umanitario epocale. La Turchia è già al lavoro per costruire un accordo parallelo sull’export dei cereali. Auguri.