Il risveglio di Baghdad. Viaggio di Bernardo Valli, di Repubblica, nell’Iraq che dimentica Saddam. Dopo gli anni della violenza, il paese vuole normalità

L’articolo di Bernardo Valli sul ritorno alla normalità di Baghdad comincia col respiro del grande racconto:

«A tarda sera una coppia di conoscenti iracheni mi porta a cena sulla riva del fiume. Desidera mostrarmi la vita notturna che riprende. Il Tigri è un fiume torvo, limaccioso per via della terra rossastra del deserto che trascina con sé. Nel buio tenebroso della guerra appariva ancora più torbido.
Adesso nell’oscurità si aprono gli sporadici squarci luminosi delle insegne di qualche ristorante e night club; e la maestà del Tigri risulta meno sinistra. Mi suggeriscono di non parlare ad alta voce. Una lingua straniera attirerebbe l’attenzione di clienti e camerieri nel locale affollato. I terroristi, sequestratori o kamikaze, sono meno zelanti, è vero, ma è sempre meglio non dare nell’occhio. Poi finiamo però col parlare come dio comanda. Senza ridicoli bisbigli. È il segno di un lento ritorno alla normalità».

Valli ha visto Baghdad in epoche diverse, prima dell’invasione americana e dopo. Ha raccontato, da grande reporter di guerra, l’avanzata delle armate Usa e i disastri dell’occupazione. Ora è tornato per raccontare come la città, una delle più antiche del mondo, stia riprendendo la vita normale: con l’onestà, il distacco e l’indipendenza da ogni preconcetto che sono la forza del suo giornalismo.

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