Aumentano i casi di omicidio-suicidio in Italia: uno ogni 10 giorni.
Lo rivela il rapporto Eures sull’omicidio volontario in Italia. Sono 340 i casi registrati tra il 2000 e il 2008, con quasi mille vittime. Nel 2008, in particolare, episodi di questo genere sono aumentati del 28% – passando dai 25 avvenuti nel 2007 a 32 nell’anno successivo – con un’impennata (+68%) del numero delle vittime, da 25 a 42.
Ogni 10 giorni, dunque, nel nostro Paese, un padre, un marito – l’autore è nel 93% dei casi un uomo – pianifica il proprio suicidio allargato, trascinando con sè la coniuge o la partner (53% dei casi), uno o più figli (19%) o altri familiari.
La famiglia, infatti, è l’ambito principale in cui maturano gli omicidi-suicidi nel 91,6% dei casi, a fronte dell’8,4% riferibile ad altri contesti, quali disagio mentale o rapporti di vicinato. Le donne, in questo quadro, sono perlopiù vittime dell’evento (75% dei casi contro un 25% in cui la vittima e’ l’uomo) e la fascia d’età più colpita è quella compresa tra i 25 e i 54 anni (50,2% dei casi) cui seguono le vittime anziane (20,8% gli over 64) e i minori (13,5%).
Per quanto riguarda il movente, prevale quello passionale o del possesso (25,1% delle vittime), seguito da conflitti relazionali (20,1%), situazioni di disagio o grave malattia della vittima (9,6%). Nel 15,8% degli episodi di omicidio-suicidio è stata però rilevata una vera e propria patologia mentale dell’autore, e nel 16,5% i casi sono stati considerati come raptus, ossia eventi difficilmente spiegabili considerando lo stile di vita dell’omicida.
Il 66,3% delle stragi familiari è compiuto con un’arma da fuoco, che l’autore del folle gesto rivolge poi contro se stesso.