Italia, mese di luglio 2024: in politica domina il bipolarismo. Destra contro sinistra, insomma, se volete, Giorgia Meloni contro Elly Schlein.
Non c’è più posto per quello che una volta era il granitico centro della Democrazia Cristiana che a volte si alleava con altre forze creando il quadro o pentapartito.
E’svanito quel sogno ragione per cui se oggi si vuole rimanere nel grande giro della casta si deve scegliere, altre strade non ce ne sono.
Avevano provato Matteo Renzi e Carlo Calenda, ma il tentativo è abortito quasi prima di nascere.
ITALIA E VECCHI MERLETTI ANDREOTTIANI
Ammoniva il saggio Giulio Andreotti: “Il potere logora solo chi non lo ha”. Aveva torto? Più no che si. Infatti, oggi o ti schieri da una parte o dall’altra, altrimenti sei out. Conti poco o niente.
Anche il presidente dei 5 Stelle se ne è accorto e, obtorto collo, sta cercando un approccio che non cancelli impietosante i suoi vecchi propositi.
Dei cespugli che gravitano intorno al Pd è praticamente inutile parlare perché valgono quanto il due di coppe quando briscola è danari.
Emigrato Matteo Renzi che ha preferito entrare alla corte di Tony Blair, è rimasto solo Carlo Calenda a guardare gli altri che stanno sul podio.
L’ex ministro dello sviluppo economico proprio nel Gabinetto Renzi sta cercando in tutti i modi di farsi di nuovo largo nel giro politico.
Gli piace il campo largo? Assolutamente no fino a ieri l’altro. A chi gli parlava di Giuseppe Conte rispondeva con ironia e un pizzico di cattiveria: “Vi prego, soffro di orticaria”.
LA EVOLUZIONE DI CALENDA
Oggi, invece? Da quella vecchia volpe della politica che è, tentenna, evita domande dirette, parla in politichese, cioè dice e non dice.
Sta di fatto però che non disdegna in modo netto l’ammucchiata della minoranza.
Sbalordendo pure i cronisti più attenti del Palazzo afferma: “Non escludo una coalizione, ma prima bisogna parlare e studiare un programma comune”.
Guarda caso è lo stesso pensiero dell’odiato presidente grillino, il quale prima si era illuso di poter essere il numero uno dell’opposizione.
Poi, dopo il voto europeo (trionfo della Schlein e flop dei 5Stelle) è venuto a più miti consigli tanto che alle regionali si è schierato appunto con il Pd.
Fatto un rapido riassunto, divenuto vedovo o coniuge separato di Matteo Renzi, Calenda ha fatto un semplice calcolo: due più due diventa quattro. Allora, si può tentare di entrare in un campo largo, sia pure con delle correzioni che lui stesso suggerisce?
E’ il solito gioco della politica: quando ci si rende conto che le altre vie sono tutte sbarrate, si mostra (o non mostra) una piccola marcia indietro e si riprende un discorso interrotto forse troppo in fretta.
La fortuna (o sfortuna) è che Eddy ha estremo bisogno di trovare alleati anche a costo di naufragare come è avvenuto nella Francia di Macron e Melenchon, i quali, prima si sono messi insieme per battere la destra di Le Pen, poi hanno litigato di brutto quando il ballottaggio delle elezioni ha messo in ginocchio gli avversari.
Questa è la realtà politica di oggigiorno: si vuole arrivare al traguardo anche spazzando via chi è contro le tue idee: oppure scegliendo candidati che in un primo momemto sfondano con le preferenze per poi creare seri grattacapi a chi li ha voluti premiare. Non c’è nessun bisogno di fare nomi e cognomi.