L’imprenditore Giampaolo Tarantini, arrestato all’aeroporto di Bari il 18 settembre, avrebbe mentito e tenuto gli investigatori all’oscuro di alcuni aspetti rilevanti per l’inchiesta.
Lo afferma il Corriere della Sera che torna sulla vacanza organizzata in Sardegna nel 2008 dall’imprenditore barese e dal suo amico e collaboratore Alessandro Mannarini.
Un soggiorno, quello a Porto Rotondo, costato oltre 500.000 euro e che permise all’imprenditore di stringere amicizia con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Tarantini aveva ammesso di aver comprato 70 grammi di droga e di avreli nascosti nella cassaforte. Spiegazione che non soddisfa gli investigatori secondo cui: «visto il tenore di vita della compagnia quel quantitativo poteva bastare appena per un giorno».
Per la vacanza, Tarantini prese una villa da 70.000 euro, quattro domestici filippini, noleggiò un aereo privato da 2000 euro a viaggio, barche e acquistò almeno quattro auto di grossa cilindrata.
Durante il soggiorno, cinque delle tante ospiti dell’imprenditore accusarono dei malori. Eloquente una delle intercettazioni telefoniche sulla vicenda in cui Massimiliano Verdoscia, uno di quelli che procurava la droga parla con la moglie di Tarantini e la ammonisce: «Devi dire a tuo marito di smetterla con quella cosa nei bicchieri… Tu lo sai che Babu (uno dei domestici) stamattina ha fatto il commento, dice che una ragazza è svenuta nel giardino e Babu l’ha presa e ha detto: ‘signora, ma che ha messo qualcosa nel bicchiere di Mannarini?’. Ti rendi conto? Devi dire a Gianpaolo che la deve finire, che quella è una storia pericolosa».
I pubblici ministeri, evidentemente, sospettano che l’imprenditore sia riuscito a ottenere una grossa «partita» grazie contatti nel mondo della malavita barese e dunque anche a queste sue frequentazioni si riferisse quando ha manifestato «timori per la mia vita e per la mia famiglia».