La morte del piccolo Gabriel, cagionata presumibilmente dalla madre e dal suo convivente a Imperia, è la punta dell’iceberg di un grave fenomeno italiano: la violenza sui minori. In Italia si consumano numerosi infanticidi all’anno. È incalcolabile il numero dei bambini soppressi appena nati.
Il fenomeno assume i caratteri dell’emergenza nel quadro più ampio delle violenze intrafamiliari che producono più morti di quelli determinati dalla malavita organizzata. «Nel 2008 in Italia vi sono stati 180 omicidi in famiglia ovvero uno ogni due giorni, 2 ore, 20 minuti e 41 secondi», lo ha detto l’avvocato Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione matrimonialisti italiani (AMI).
«Dal 1970 al 2008 – ha aggiunto Gassani – si sono consumati 378 infanticidi, con la media di circa 9,9 all’anno. Gli autori degli infanticidi (da 0 a 6 anni) sono nel 90% dei casi le madri. I padri, nel 90% uccidono i figli quando essi sono nella fase preadolescenziale (da 7 a 12 anni). Dal 2001 al 2008 vi sono stati 58 infanticidi commessi dalle madri. La maggioranza degli infanticidi avviene nel Nord Italia (48.9%) mentre nel centro (24.3%), Sud (17.8%) ed isole (12%). Le vittime degli infanticidi sono per lo più di sesso femminile (56.3%). Si tratta di un’emergenza».
«Numeri che inducono – ha proseguito il presidente dell’Ami – a rinnovare la politica giuridico-giudiziaria nel senso della prevenzione di fatti tanto gravi e di una più severa repressione del reato di maltrattamenti e abuso dei mezzi di correzione, prodromici di fatti ben più gravi.
Nell’80% dei casi i minori sono uccisi in via preterintenzionale a causa delle forti percosse ricevute dai genitori. Nella maggioranza dei casi il decesso avviene per spappolamento del fegato, dato che tale organo è estremamente fragile nell’età infantile».
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