Bertinotti ateo e materialista? Tutt’altro. «Non prego, ma sento molto la partecipazione alle funzioni religiose. Uso quelle occasioni come riflessione laica sull’esistenza». È un politico spirituale, quello che si rivela a Il Giornale, in un’intervista a presentazione del suo ultimo libro “Devi augurarti che la strada sia lunga”.
Ma se gli si chiede se la maturità abbia portato all’ex presidente della Camera anche la fede, lui risponde negativamente: «Mi interrogo. Ma non mi immagino nulla dopo la morte. Non so pensare il mio destino all’infuori del proseguimento della specie. Preferisco pensarmi come qualcosa di finito».
Una finitezza umana che però non esclude a priori la religione: «Ho un rapporto molto dialogico non solo con la fede, e neppure solo con il cristianesimo, ma soprattutto con il cattolicesimo. Mille volte le strade del mondo operaio della Chiesa si sono incontrate. Il Concilio Vaticano II è stato il momento più alto di questa collaborazione».
In un bilancio a poco più di un mese dai suoi 69 anni (compiuti il 22 marzo), Bertinotti rivendica il carattere spirituale del comunismo: «La politica e le lotte operaie non sono cose materiali. È vero che molti pensatori marxisti hanno avuto un’impostazione positivistica. Ma in Occidente no. In Italia no. Semmai il marxismo italiano può essere criticato per eccesso di idealismo, non di materialismo».
Ricordando la sua affermazione sulla «politica come l’unica cosa che permette all’uomo di liberarsi da ogni oppressione», il leader sostiene però il limite della politica, che «accetta la dimensione finita dell’uomo. Non nega la possibilità di una trascendenza, ma sa che non le compete».
È però sull’Urss che Bertinotti si allontana di più da certe derive comuniste attuali: «L’Unione Sovietica ha costruito qualcosa di incompatibile con l’idea di liberazione. È stata uno smacco della storia. Ma non per questo non si deve cogliere la ragione e la forza di quel tentativo».
Soprattutto per quanto riguarda l’Italia, la Russia comunista ha avuto un effetto positivo: «Il timore dell’avvento del socialismo reale ha contribuito a far sì che il capitalismo accettasse una serie di compromessi sociali».
E nei suoi valori, non è morto «Ciò che ha fatto nascere il comunismo, e cioè la lotta all’ingiustizia, è più vivo che mai».
* Scuola superiore di Giornalismo Luiss
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