Un’Italia isolata dopo il no a Ursula? I dati dicono di no. Una fuga dei fondi di investimento? Una ipotesi smentita dai fatti.
La parola fascismo usata ad ogni piè sospinto? Una fake news. La minaccia di una nuova marcia su Roma? Fandonie.
La paura di un’autocrazia? Quali sono le prove? In parole semplici, questo è un Paese che oggi non deve dare i resti a nessuno: il lavoro cresce, la disoccupazione diminuisce.
Il problema è ancora quello dei giovani: molti se ne vanno di corsa all’estero in cerca di fortuna e tanti lì trovano un posto di prestigio.
Però, se affermassimo che tutto va bene mentiremmo perché le questioni da risolvere sono ancora parecchie. “Non lo neghiamo”, rispondono da Palazzo Chigi. Il fatto indubitabile è che l’Italia è in buona salute, ma ancora deve prendere una discreta dose di antibiotici se vuole vivere tranquilla.
Questa realtà dovrebbe far piacere a chiunque, anche alla sinistra perché si sta parlando delle regioni e delle città in cui viviamo.
Naturalmente, l’opposizione non deve mancare ai suoi sacrosanti compiti di stare con gli occhi bene aperti e stigmatizzare il governo quando un determinato problema tarda ad essere risolto. Il cane da guardia serve sempre, non deve mollare l’osso.
La verità è che troppo spesso la minoranza dice no a qualsiasi iniziativa del governo anche se è evidente che si è presa la strada giusta.
Invece è un no che non giova soltanto all’esecutivo, ma anche agli italiani che troppo spesso rimangono al palo per colpa delle polemiche e deicontrasti che non finiscono mai.
Non solo tra forze contrarie (il che sarebbe logico) ma anche fra quelli che dovrebbero essere alleati. La scomparsa del campo largo ne è una riprova evidente.
Ha ragione Elly Schlein quando invoca l’unità. Si possono avere opinioni contrastanti, questo non vuol dire che si possa arrivare ad avere uguali disegni per far vincere l’opposizione e battere la destra.
Si continua a coltivare il proprio orticello senza alzare lo sguardo e convincersi che a volte il braccio di ferro non serve, anzi fa male a tutti.
Succede non solo a sinistra, ma anche a destra. Matteo Salvini una ne pensa e cento ne fa per apparire il più possibile sui giornali e i talk-show. Se la prende non soltanto con i suoi avversari, pure con gli amici.
Spesso e volentieri con Tajani non si trova d’accordo e lo pubblicizza invece di parlarne tra quattrro mura domestiche per comporre la questione.
Dal canto suo pure Antonio Tajani non si tira indietro. Con lo ius scholae mette in imbarazzo anche la premier, costretta ad intervenire spiegando che questo aspetto del diritto di cittadinanza non è nel programma di governo.
Il ministro degli Esteri per qualche giorno si acquieta per poi ritornare sui suoi passi. “Il futuro va avanti spedito, non possiamo far finta di niente” dice.
Passano pochi giorni di tranquillità, ma durano lo spazio di un mattimo. Ecco la nuova proposta, targata in esclusiva dal suo partito. Si chiama “ Ius Italiae, e chissà dove vuole andare a parare. Conclusione: un Paese così frazionato, così diviso, così litigioso avrà una vita difficile ed un futuro incerto. E’ questo il modello che piace al Palazzo?
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