Jimi Hendrix non morì accidentalmente, fu ucciso: secondo il suo ex tecnico del suono lo fece fuori il manager per riscuotere l’assicurazione sulla vita

Sono passati quasi quarant’anni dalla morte di Jimi Hendrix, eppure il mistero sulle cause del decesso non si è concluso. Ci pensa il suo ex tecnico del suono, James “Tappy” Wright a riaprire il dibattito, con un libro di prossima uscita in Gran Bretagna. Per Wright, Hendrix non morì di overdose da barbiturici, come recitano i referti medici del 18 settembre 1970, ma per un vero e proprio omicidio pianificato dal suo agente, Michael Jeffery.

Un assassinio confessato dal suo stesso autore a Wright un anno dopo il decesso di Hendrix, dopo una notte trascorsa dai due tra fiumi di alcool. Il movente era il denaro: il manager sapeva che l’artista stava per lasciarlo e così, per riscuotere l’assicurazione sulla vita, aveva deciso di ucciderlo. Gli fece ingerire alcune pillole e in seguito si presentò a riscuotere il premio, due milioni di dollari.

Non è la prima volta che Jeffery viene messo all’indice: in passato era stato accusato di spiare Hendrix (ritenuto un “sovversivo”) per conto dell’Fbi. Il fatto è che l’agente, ora accusato da Wright di omicidio, è morto in un incidente aereo nel 1972: facile attaccarlo quindi, difficile invece che lui riesca a difendersi.

*Scuola di Giornalismo Luiss

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