Kakà-Real Madrid: è ufficiale. Lascia il Milan, Berlusconi ha ceduto: fine delle bugie e stop al romanticismo

di Flavio Grasselli
Pubblicato il 9 Giugno 2009 - 01:05| Aggiornato il 12 Giugno 2009 OLTRE 6 MESI FA

Ricardo Kakà è ufficialmente un giocatore del Real Madrid. Lascia il Milan dopo giorni di “bugie elettorali”. Prima la cronaca, poi un’analisi.

L’annuncio ufficiale è stato dato dal presidente del Real Madrid, Florentino Perez, a “Radio Onda Cero”: «Kakà è del Real Madrid». Il brasiliano è costato circa 65 milioni di euro. Kakà guadagnerà 9 milioni di euro netti l’anno per sei anni ed avrà la maglia numero “5” che fu di Zidane. Presentazione al Bernabeu il prossimo 30 giugno.

Il Milan saluta il suo ex-campione con un comunicato sul proprio sito internet: “Dalla prossima stagione Kakà giocherà nel Real Madrid. L’A.C. Milan ringrazia l’uomo Kakà e il grande campione Kakà per il suo contributo decisivo alle tante vittorie conseguite nei sei anni del suo impegno rossonero. La perdita tecnica, pur grave, potrà essere colmata. Sarà invece molto difficile riempire il vuoto che lascerà l’uomo Kakà, fulgido esempio di serietà, di impegno e di professionalità. L’A.C. Milan, interpretando i voti dei dirigenti, dei giocatori e dei sostenitori rossoneri, formula a lui i più cordiali ed affettuosi auguri per il proseguimento della sua carriera sportiva”.

Amore, bugie e calcetto. Dal punto di vista prettamente tecnico l’operazione ci può stare e se i soldi verrano spesi con intelligenza il Milan farà un grande mercato. Da non ripetere gli errori Shevchenko e Ronaldinho, che hanno contribuito alla necessità di vendere la gemma. Detto questo, l’intera trattativa è stata gestita malissimo dai dirigenti del Milan, che ora sono chiusi in un silenzio giustamente imbarazzato dopo giorni di mezze verità e menzogne. È il momento della disperazione per i tifosi più romantici che, fino a qualche giorno fa, erano stati tranquillizzati da Kakà con un secco “Non me ne vado, sto bene al Milan”. Lo aveva già detto a gennaio, rispedendo al mittente la folle offerta del Manchester City. Che non si parli di soldi, non per Kakà: se fossero stati gli euro a condizionare le scelte del calciatore, sarebbe andato Oltremanica dove gli avevano promesso 10 milioni cash subito più altri 16 milioni all’anno per cinque anni. La storia è semplice: il Milan aveva bisogno di soldi e, forse, non credeva più in lui o, almeno, non credeva più che valesse certe cifre. Kakà ha annuito, all’ennesima pressione, ma ha chiesto che se trasferimento doveva essere, che fosse “Real”.

Il problema è che ai tifosi più romantici il valore sportivo interessa fino ad un certo punto. Con Kakà c’era di più, molto di più. Era la bandiera da esporre, l’orgoglio di avere un fuoriclasse pulito e portato al grande calcio proprio dal Milan e dai suoi tifosi. Era l’esempio e il punto di riferimento per i piccoli tifosi, che avevano in squadra qualcuno che facesse vedere loro “come si fa”. Era una della punte di diamante del nostro calcio, quella più fresca e bella, quasi universale: con i suoi gol ha ritardato l’egemonia anglo-spagnola dominando e vincendo, praticamente da solo, la Champions League di due anni fa.

Ai tifosi del Milan avevano detto “Vedremo” quando era già fatta; “Vorremmo tenerlo”, ma era già fatta; “Parlerò a cena con lui e decideremo assieme”, ma era già fatta e tutto già deciso. Non contano solo i trofei per un tifoso. Contano i sogni. Conta poter contare sulle persone, più ancora che sui calciatori. Ci si identifica in loro come fossimo noi a metter su la maglia alla domenica. Che si vinca o che si perda.

Altra ipotesi. Si deve vendere Kakà? Perfetto, ma lo si faccia tutti assieme. Bisognava coinvolgere gli appassionati del Milan e del calcio italiano, descrivendo in ogni singolo punto, minuto per minuto, tutte le motivazioni che dovevano allontanare Kakà dal nostro calcio. E invece no, per colpa delle elezioni. Le nostre mamme dicevano sempre di non fare più cose assieme perchè si rischiava di farle male tutte. Ecco, qui torna il conflitto di interessi, ma non degli interessi di Berlusconi con quelli di Berlusconi, ma dei troppi interessi di Berlusconi che coinvolgono un popolo, una comunità, trattata male in questa vicenda come non mai. Io sono il padrone, tu tanto la tua fede non la cambi, sei schiavo della tua passione. Io penso al Milan, però da lunedì…

Fine delle bugie. Purtoppo, signori del calcio, i tifosi si stanno svegliando. Purtroppo. Perchè il calcio era unione, passione ed identificazione, adesso è nervosismo che sfocia spesso in violenza. Facile capire il perchè: provate a chiedere ai papà che dovranno spiegare ai figli che Kakà non giocherà più nel Milan. Certo, sembra patetico, ma il romanticismo, a volte, è patetico, ma è il sale dei giorni belli della vita. Ci stanno raffreddando, in tutto. Arriveremo all’equilibrio emozionale, ma come afferma il protagonista del film “Equilibrium” (John Preston, interpretato da Christian Bale): “Senza emozioni il tempo è solo un orologio che fa tic-tac”.