La Cina e noi. C’è qualcuno che aspetta, pazientemente, da secoli sulla sponda del suo fiume, il fiume giallo, lo Huang Ho, che passi un cadavere, geopolitico e cuturale. Quel cadavere si chiama Occidente, e l’uomo che aspetta sul fiume ha fattezze cinesi.
Aspetta da tempo immemore, dal viaggio di Marco Polo forse, era impero prima dell’Occidente la Cina, il gigante dell’estremo Oriente. La sua strategia è chiara sta in mezzo geograficamente, industrialmente, economicamente tra due grandi dimensioni continentali, a Nord la Russia, a Sud il variegato sud-est asiatico comprensivo dell’India. Piattaforme infinite di materie prime, capitale umano, risorse demografiche.
Dall’altro lato del Pacifico c’è l’America, sua vittima e nemico, suo cliente e debitore, il suo opposto culturale e politico. Per dare il colpo di grazia agli Stati Uniti gli serve Taiwan, l’impero dei semiconduttori mondiali, e questi piccoli ma tecnologicamente avanzati componenti conducono la vita del pianeta, doveva creare un diversivo ad Occidente e Putin glielo ha fornito.
Finita la guerra in Ucraina attaccherà Taiwan, non prima, una guerra alla volta, un divide et impera continuo. L’Europa gli cadrà in mano, per un motivo più geografico che commerciale. La Cina controlla buona parte del continente africano, un’altra parte è in mano ai suoi alleati, russi e turchi, basta esercitare un po’ di pressione migratoria e l’Europa scoppia come un brufolo pieno di pus.
E la via della Seta si blocca, come quei tubi di scarico temporaneamente intasati. Ad oggi il flusso è rallentato strategicamente dagli americani, ma con Trump al potere la guerra civile interna, sociale o militare, è assicurata.
L’America avrà problemi superiori e non potrà più esercitare il controllo esterno finora assicurato. È un’America debole, soprattutto culturalmente come vediamo nelle sue università, indebitata e vecchia. Era il Nuovo Mondo ma 500 anni invecchiano chiunque.
L’Europa? Siamo solo una foglia di Fico, abbiamo capito in questi giorni, galleggiante sui flussi che la attraversano, il fiume giallo ci aspetta, sa che siamo pochi e vecchi, non spaventiamo nessuno. L’Occidente per spaventare l’Oriente l’ultima volta, 80 anni fa, usò l’atomica. Oggi la minaccia Putin, un occidentale regalato ad est. Il grande errore.