La crisi manda in tilt la famiglia: regge solo 1 su 3

ROMA – Sempre piu' suicidi e depressione, soprattutto tra i disoccupati, e sempre piu' famiglie che non riescono a reggere al peso della crisi economica, tanto che, stando alle ultime rilevazioni, a restare unito e' oggi in media solo un nucleo familiare su tre. Paola Vinciguerra, psicologa e presidente dell'Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico, si dice ''molto preoccupata'' dopo gli ultimi dati Istat che descrivono un'Italia 'ferma' da molti punti di vista ed attanagliata da un crescente rischio poverta'. Con la sua associazione, l'esperta sta portando avanti una serie di studi su come la popolazione stia reagendo alla crisi economica ed i risultati, commenta, sono ''allarmanti''. A partire dal dato riguardante i suicidi, cresciuti nel 2009 addirittura del 37,3% tra i soli disoccupati. "Se il rischio povertà riguarda quindici milioni di italiani, ciò che ci sta per travolgere – afferma Vinciguerra – è un fenomeno di 'depressione sociale'. Di questo ci ammaleremo, chi più, chi meno''. Chi sperimenta la povertà, infatti, dice, ''difficilmente non vivrà da depresso". I dati sono chiari: ''Le patologie della sfera psicologica, come ansia, depressione, attacchi di panico, disturbi ossessivi – avverte la psicologa – stanno aumentando a macchia d'olio tra la popolazione sia giovane che anziana; questo perche' le persone non sono in grado di reagire ai cambiamenti e non ne hanno gli strumenti''. E c'e' di piu': ''Una famiglia che si trova costretta a cambiare stile di vita per la crisi – afferma – difficilmente rimarrà unita. In questa situazione, infatti, solo 1 famiglia su 3 rimane legata''. Urgente, dunque, correre ai ripari. E un esempio 'virtuoso' e' quello della Gran Bretagna: ''Qui – spiega Vinciguerra – le istituzioni hanno fatto scendere in campo contro i disagi psicologici, anche a seguito della crisi economica, oltre 8000 psicoterapeuti. Gli economisti hanno infatti calcolato un possibile aumento di un punto e mezzo del Pil grazie alla prevenzione delle patologie della psiche, il cui costo socio-economico risulta – conclude l'esperta – di gran lunga superiore al costo di un serio progetto di prevenzione su larga scala''. .

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