La guerra in Ucraina fa ricordare Erich Maria Remarque, parafrasato: nulla di nuovo sul fronte orientale.
La Storia si ripete con i suo cicli secolari. Kiev sembrava Tombstone l’altro giorno. Il vecchio Doc Holiday Biden aveva raggiunto lo sceriffo Wyatt Zelensky per una sfida all’OK Corral ucraino.
Nella parte dei cattivi Clanton i Russi del nuovo Piccolo Padre della non più laica, ma Santa Madre Russia, Vladimir Putin. Alla mossa a sorpresa di Biden risponde Putin con il ritiro dall’accordo Start, riguardante la diminuzione degli armamenti nucleari. Anzi, rilancia con un test del nuovo missile dal nome evocativo, Satana.
Non c’è solo guerra convenzionale in Ucraina, tutto l’armamentario ideologico e comunicativo di Oriente ed Occidente è in campo. Da un lato la difesa della libertà dei popoli e della democrazia evocata dagli Stati Uniti, primo e forte alleato di Zelensky, e questo non fa una grinza secondo i nostri canoni occidentali. Dall’altra la guerra ideologica alla decadenza occidentale, di cui l’Ucraina è il primo alfiere.
L’occidente è decadente in quanto nelle Sacre Scritture l’unica unione concepita è quella tra un uomo ed una donna, e l’Occidente sta prendendo la via dell’aceto, secondo Putin, mettendo a rischio millenni di sacralità con la sua fissazione per l’omosessualità. Anche questo secondo le Sacre Scritture, ma anche secondo il Vaticano, non fa una grinza.
Ma questa è la guerra di parole e principi, poi c’è la guerra convenzionale, fatta di missili, cannoni e droni, uomini che muoiono sul campo da ambo i lati. Militari e civili, vecchi e ragazzi. Città distrutte, economie al lastrico.
Di veramente nuovo per l’Occidente è il nuovo asse Euro Americano, che mentre in passato era carolingio, legato alla Germania, alla Francia e agli altri paesi del Sud Europa, oggi si è spostato nel nord, verso i paesi artici e baltici. Polonia, Svezia, Finlandia, le repubbliche baltiche, i 9 di Bucarest verso il Don cosacco. La Nato da quando c’è Stoltemberg, saldamente al comando, è diventata per contrappasso Ugro-Finnica. Il ceppo di questo asse è omogeneo e vanta ascendenze comuni con gli stessi Russi.
I primi a chiamarsi Russi furono i Rus di Kiev, prima capitale di quel mondo ugro finnico che si era spostato a Est, mentre i Normanni scendevano a Sud. E come tutte le guerre ugrofinniche ci sono due caratteristiche. Sono sanguinose e si combatte per il bottino.
Infatti i più disorientati sono i più pacifici, molli direbbero da queste parti, europei del centro Sud, soprattutto gli italiani, Berlusconi in primis, ma non solo lui. Italiani, francesi e tedeschi avevano salutato con fervore la fine del muro ad est, sognando mercatismo e fatturati. Ora si trovano davanti ad un arcaico scontro tra Oriente ed Occidente, tra due visioni inconciliabili del mondo, in cui i depliant delle nostre piccole e medie aziende non valgono la carta stampata con cui sono fatti.
La Russia, il Paese più vasto del mondo, con ricchezze in materie prime ancora non calcolate, sembra sola ed isolata internazionalmente. Ma dietro l’orso Russo un elefante cinese gli si affianca, e presenterà all’Occidente il conto del suo peso arbitrale. È un conto che può essere pagato da noi occidentali?
Questo stesso dubbio si istillò a Roma, l’Occidente di allora, poco meno di duemila anni fa. Allora gli invasori arrivarono alle porte di Roma ed il Senato pensò di pagare un riscatto. “Non con l’oro ma con la spada si riscatta l’onore di Roma” disse un valoroso Console. Siam disposti, nei nostri salotti, ad abbandonare le tastiere e a sguainare le spade? Perché l’Oriente, che ha più disprezzo da sempre per la vita umana, continuerà ad avanzare verso ovest come il Sole levante. È sempre stato così è così sarà.