“La Lega è l’unico partito vicino alla gente” (del Nord, ndr). Un commento del lettore Gigi Borotti su Blitz

Riceviamo e pubblichiamo il commento del lettore Gigi Borotti:

Aggiorni il titolo però, la notizia del “dialetto” è fasulla e la stessa Lega ha precisato trattarsi di una bufala. D’altronde molti docenti del Sud non sanno neanche l’Italiano figuriamoci imparare i dialetti.
Epperò va detto che la Lega essendo oramai l’UNICO partito rimasto vicino al comune sentire dei cittadini ha evidenziato che il problema degli insegnanti meridionali al Nord esiste ed è sentito, è un problema di integrazione, che nessuno sinora ha voluto affrontare.

Non è logico che nelle scuole del Nord, (passi per ogni qualunque altro ufficio pubblico) una buona percentuale degli insegnanti, e la quasi totalità dei Dirigenti Scolastici, sia meridionale. Quindi è inutile fare finta di non capire dove sta il problema. Ovviamente quel che la Lega vuole è che gli insegnanti siano selezionati per qualità e non SOLO in base ai titoli di studio giacchè è arcinoto che le lauree acquisite in certe Università del Sud (moltiplicatisi indiscriminatamente negli ultimi trent’anni) non sono certo garanzia di eccellenza.

Ma non è questo l’unico problema. Anche laddove non è in discussione il livello culturale e le capacità professionali va tenuto conto della continuità didattica troppo spesso interrotta nel coso dell’anno scolastico proprio per colpa di quegli insegnanti che hanno a cuore solamente il proprio egoistico interesse a tornarsene il più presto possibile al proprio paesello al Sud. Direi che forse è questa la principale “piaga” degli insegnati meridionali al Nord.

Se costoro avessero un mentalità meno provinciale, se si comportassero non da “terroni” (lo dico da meridionale) ma da cittadini europei che vanno a lavorare e a stabilirsi dove il lavoro c’è, il problema non si porrebbe assolutamente; con il tempo si integrerebbero ed imparerebbero anche a parlare correttamente in italiano abbandonando le marcate cadenze napoletane, calabresi o siciliane ed usando le doppie consonanti solo dove realmente servono (la cura della lingua italiana è importante per un professore, perchè è formativo anche il modo in cui avviene la comunicazione verbale in aula).

Purtroppo la quasi totalità degli insegnanti meridionali arrivano al Nord con un’idea fissa: che arrivi presto l’agognata chiamata al Sud: la maggior parte di costoro sono incapaci, per un’ancestrale predisposizione “culturale”, di recidere il cordone ombelicale che, seppur ormai adulti, li lega a mammà, papà, fratelli, cugini, zii e tutto il parentado insomma ed amici vari per non parlare poi se hanno il fidanzato o la fidanzata nella terra natìa. A ciò va aggiunto che molto spesso queste persone ancora prima di avere il lavoro, avendo raggiunta una certà età, si sposano e fanno pure figli, tirando avanti grazie all’aiuto economico delle famiglie di origine.

Naturalmente quando tali risorse aggiuntive diventano poi insufficienti o vengono a mancare del tutto allora poi magari si decidono a “spostarsi” al Nord, ma sempre col pensiero rivolto al Sud. Ecco perché ogni anno scolastico bisogna assistere a quel deleterio fenomeno dei continui cambi di cattedra quando arriva l’agognata “chiamata” al Sud: in questi casi l’insegnante semplicemente saluta gli alunni e se ne va, con buona pace della continuità didattica per i discenti, D’altronde scherzeremo mica? Grazie alle corporazioni sindacali finora è valso il principio che prima vengono i “diritti” dell’insegnante e se collimano con quelli degli studente OK, sennò amen! D’altronde lasciar la propria “home” è un “sacrificio”, ognuno ha il “diritto” al lavoro nel luogo di nascita e chi parte per insegnar lasciando i propri “affetti” è una “vittima”.

La conosciamo a memoria questa lagna del meridionale petulante e piagnucoloso. E con questa gente vorremmo stare in Europa, a fronte di popoli da poco entrati, emancipati, evoluti ed acculturati che stanno facendo passi da gigante, come ungheresi, polacchi, ceki, slovacchi, lituani, estoni, lettoni ecc? Concludo con una riflessione: se quelli che stanno al Governo, indipendentemente dal colore politico, non riusciranno a risanare l’economia stabilmente, allora l’Italia si dividerà in tre Stati: Nord, Centro e Sud.

Il Nord andrà avanti con la sua economia avanzata, il Centro andrà avanti col turismo e il Sud affonderà sempre più sotto il peso di Camorra, Sacra Corona Unita, ‘Ndrangheta e Mafia. Così come vanno le cose il Nord non ha alcun interesse a stare né col Centro controllato dai comunisti né col Sud controllato dalla criminalità organizzata (se poi qualcuno pensa che il riscatto del Meridione possa venire dal “Partito del Sud” di Lombardo, Dell’Utri e Miccichè allora può mettersi l’anima in pace: il progetto secessionista della Lega subirà una netta accelerazione).

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