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La tecnica sostituirà le ideologie, capitalismo compreso? fra high tech e AI il futuro del mondo è a un bivio

La tecnica sostituirà le ideologie, capitalismo compreso? “Alphabet (Google) e Microsoft insieme valgono in Borsa il doppio dell’economia (prodotto interno lordo) dell’Italia: 4 mila 170 miliardi di dollari”. 

Non deve impressionare questo dato di cui scrive sul Corriere della Sera, Maria Teresa Cometto. La tendenza è ormai nota. Le grandi multinazionali tecnologiche sono diventate dei giganti, si muovono negli scenari globali con muscoli ben torniti e non hanno paura di niente.

Tanto per farsi un’idea basti pensare che scivolano come anguille dalle mani dei Paesi che non riescono a fargli pagare le tasse sui ricavi. Sono loro i padroni del mondo e forse anche del nostro futuro. 

La questione è seria e molto complessa. Se qualche nostro politico non se n’è ancora reso conto, sarebbe meglio che lo facesse in fretta, soprattutto quelli che sventolano le bandiere dei nazionalismi, convinti che si possa rispondere alle esigenze della realtà con l’autosufficienza della Nazione. Pensare in questo modo è come andare incontro ad un tornado in ciabatte da spiaggia ed ombrello da sole. 

Recentemente Apple ha presentato il suo Vision Pro, una sorta di occhialone tecnologico per la realtà virtuale ed aumentata che, potete scommetterci, tra qualche anno indosseremo tutti, con la stessa normalità con la quale oggi maneggiamo uno smartphone.

La nostra quotidianità ancora una volta cambierà radicalmente, nuovi guadagni e nuove sacche di povertà si aggiungeranno alle attuali, mischierà le carte delle relazioni sociali come mai è accaduto prima, la vita sarà un’altra roba e la fruiremo in forme inedite, vivremo contemporaneamente nella realtà e fuori di essa.

Vedrete che sarà proprio così che andrà a finire, perché l’hanno deciso i «maghi» di Cupertino e quando si muovono loro c’è poco da fare, sbaveremo per avere il visore della mela morsicata a coprirci il volto. Sarà la nemesi dei “No-Mask” che diventeranno “Si-Vision” ma questo è un altro discorso. 

Certo, il mondo lo stanno determinando anche le numerose tensioni geopolitiche ed i conflitti militari come quello tra la Russia e l’Ucraina, ma la crescente concentrazione di potere nelle mani dei giganti tecnologici obbliga gli Stati a ripensarli non solo dal punto di vista economico ma anche da quello politico.

Al pari delle Nazioni hanno un ruolo determinante che talvolta certi leader faticano ad avvertire . Nella recente visita di Elon Musk a Roma, pare che il Ministro Tajani gli abbia detto che “l’Italia è il miglior Paese in Europa per investire”. Chissà se gli ha anche confidato che per l’Istat siamo tra gli ultimi Paesi in Europa per competenze digitali. Ecco, è questo il livello delle nostre relazioni con questi colossi, approssimative, tante strette di mano, sorrisi per i fotografi ed avanti con il prossimo appuntamento. 

Occorrerebbe invece farsi trovare pronti. A Musk avremmo dovuto proporre una tonnellata di progetti sui quali chiedere la sua partecipazione. Ma il senso complessivo che i nostri politici mettono dentro a queste dinamiche equivale a poco, pochissimo, un impulso strategico quasi inesistente.

Ma che rabbia  rendersi conto che non siamo all’altezza delle grandi sfide! Eppure sono problematiche centrali della contemporaneità, tutta roba che dovrebbe essere masticata a colazione, pranzo e cena. 

Il rapporto con questi «tecno stati ibridi», deve essere rielaborato, perché non è più immaginabile una strategia volta solo a limitarne l’influenza. Si, ci sono problemi di concorrenza, di regole da rispettare, di tasse sugli utili da dover pagare e molto altro ancora, ma questi sono solo effetti secondari, il grosso della ciccia sta su un’altro osso.

Proviamo a farci qualche domanda: chi ha più potere oggi, il Primo Ministro di un Paese europeo o Google? Il primato spetta ancora alla Politica o quest’ultima è stata surclassata dalla Tecnologia? Il Capitalismo rischia qualcosa? Stiamo correndo in direzione di un nuovo sistema? Verso quali società andiamo? L’umano sarà sostituito dal «tutto tecnologico»? 

Il dibattito che negli ultimi mesi si è acceso sull’Intelligenza Artificiale ha sicuramente aiutato la discussione su questi temi, tuttavia manca ancora una chiara presa di coscienza politica, che vada oltre l’approccio sociologico e antropologico.

Tra gli interlocutori degli Stati tradizionali ascendono oggi con sempre maggiore forza anche Google, Apple, Facebook, Microsoft e Amazon e di questo la Politica deve esserne convinta. Non è solo provocatorio, ma tra qualche anno, oltre al G7, potremmo avere un BT5, ovvero il gruppo delle Big Tech.

Ed allora, quali scelte fare? 

La strategia che cerca di limitare l’influenza delle Big Tech, seppure sacrosanta, non appare, da sola, capace di sciogliere tutti i nodi. C’è bisogno anche di altro, della Politica che faccia bene il proprio mestiere, lungimiranza e comprensione totale dei processi, di quel che va buttato e di quel che invece si deve tenere.

Perché se è vero che l’innovazione tecnologica porta con sé svariate controindicazioni, è altrettanto vero che può essere fattore determinante per uno sviluppo più consapevole delle nostre società e per la soluzione di molte problematiche che affliggono l’umanità. Verrebbe da dire che noi abbiamo bisogno di loro e loro hanno bisogno di noi.

Occorrerebbe allora un tavolo di confronto e programmazione permanente tra Europa e Big Tech che abbia come obiettivo quello di collaborare su progetti di utilità pubblica . É del tutto evidente la differenza che c’è, ad esempio, tra Europa e Google, ma non è nel campo del Diritto che si gioca questa partita; qui stiamo parlando della rilevanza che un soggetto globale ha sulle grandi trasformazioni, di quanto sia capace di influenzarne l’andamento e soprattutto la direzione: tanto per dirne una, potrebbero l’UE e i colossi tecnologici collaborare per un grande piano europeo di alfabetizzazione digitale? 

Si obietterà che è praticamente impossibile tessere questa tipologia di relazione e che la mission delle multinazionali non è la stessa degli Stati, tuttavia, escludere a priori qualsiasi tentativo è il modo più semplice di agire per una Politica che rinuncia a se stessa. Chi non si sente pronto per queste sfide, farebbe bene a dimettersi per lasciare spazio ad altri, magari a qualche talento che abbia l’ardire di studiare per comprendere la realtà nella quale si trova ad agire.  

I tempi futuri non saranno semplici. Nei prossimi anni i Governi di tutto il mondo dovranno esser bravi a gestire relazioni più complesse con le Big Tech, a governare cittadini investiti dai magnetici impulsi delle nuove tecnologie e a trovare la via migliore da percorrere in un mondo dove l’innovazione tecnologica si riverserà come mai prima di adesso in ogni momento delle nostre vite. È logico immaginare che chi avrà le spalle più larghe riuscirà a farsi spazio tra gli altri, ma è anche intelligente pensare che non si può andare avanti da soli e contrapposti. 

Il filosofo Emanuele Severino sosteneva che la tecnica avrebbe sostituito tutte le ideologie, compreso il Capitalismo. 

Forse stiamo andando proprio verso questa direzione, la tecnologia che si pone alla guida dell’agire del mondo; o forse siamo ad un passo da un altro bivio, l’ennesimo, come molte altre volte nella storia dell’umanità.  

 

   

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