LONDRA – A distanza di 20 anni dalla morte di Diana e Dodi, Mohamed Fayed siede silenziosamente accanto alla tomba del figlio per 300 giorni all’anno e mantiene l’appartamento a Mayfair, come dolente tributo alla sfortunata coppia.
Mohamed Fayed piange la scomparsa di Dodi e Diana e afferma che furono uccisi perché pensavano di sposarsi. In precedenza, era proprietario dei magazzini Harrods a Knightsbridge, Londra, e ora trascorre 300 giorni all’anno seduto accanto alla tomba del figlio, sepolto in un mausoleo nel parco della sua abitazione a Barrow Green Court, vicino a Oxted in Surrey. Ha anche lasciato l’appartamento in cui abitava Dodi a Park Lane, dove portò Diana nell’estate 1997, prima che la coppia morisse in un incidente automobilistico a Parigi.
Il miliardario sostiene, anche se non ha prove, che Diana e Dodi furono uccisi dai servizi della sicurezza su ordine del principe Filippo per impedire alla principessa di sposare un musulmano. Un mese dopo le dichiarazioni di Fayed, nel 2000, ad Harrods dopo 44 anni fu tolto il mandato reale concesso dal duca di Edimburgo. Un portavoce di Buckingham Palace disse che era dovuto a un “significativo declino dei rapporti commerciali” e rifiutò di commentare ulteriormente la questione.
Un amico stretto ha detto al Sun: “Mohamed ritiene che i due fossero innamorati e avrebbero annunciato il fidanzamento al rientro a Londra, il giorno successivo alla tragedia. Non potrà mai superare la morte del figlio e della principessa, amava entrambi”. Un’altra fonte ha detto al Sun: “Mohamed è sicuro che emergeranno informazioni e saranno la conferma della sua convinzione che Dodi e Diana siano stati uccisi intenzionalmente dai servizi di sicurezza. Dice sempre: ‘Mio figlio è stato macellato’ e crede che sia perché l’establishment, non avrebbe mai consentito a un musulmano di sposare la donna madre del futuro re”.
Nonostante le affermazioni di Fayed su un complotto, da un’inchiesta sulla morte di Dodi e Diana è emerso che l‘incidente fu dovuto alla “grossolana negligenza” dell’autista Henry Paul e dei paparazzi che inseguivano la loro auto. Come è stato per le precedenti indagini della polizia francese e britannica, l’inchiesta ha concluso che Paul aveva bevuto e quando l’auto è andata contro un pilastro nel sottopassaggio dell’Alma a Parigi, nell’agosto 1997, stava accelerando. Inoltre hanno ritenuto un fattore di rilievo, la velocità dei paparazzi e il modo in cui stavano guidando ma è stato concluso che coppia, se avesse indossato le cinture di sicurezza, sarebbe sopravvissuta.