Lampedusa: tre cadaveri sotto il barcone naufragato

LAMPEDUSA (AGRIGENTO) 9 MAG Poteva andare peggio molto pegg – LAMPEDUSA (AGRIGENTO), 9 MAG – Poteva andare peggio, molto peggio, ma i tre cadaveri trovati stamani accanto al barcone che ieri all'alba si e' incagliato sugli scogli di Lampedusa, hanno offuscato quella strana euforia che si respirava nell'isola, dove il racconto del miracoloso salvataggio di 528 migranti provenienti dalla Libia correva di bocca in bocca e inorgogliva gli isolani, alcuni dei quali ''anelli'', insieme alle forze dell'ordine, di quella straordinaria catena umana che ha consentito il soccorso. La giornata di ieri e' tutta dentro gli scatti delle macchine fotografiche e dei telefonini, mostrate al bar a chiunque si avvicini. Ritraggono donne e bambini e si parla di loro con l'affetto solitamente riservato a sorelle e nipoti. Ma alle 13 l'incantesimo si e' spezzato: gli uomini della Capitaneria di porto, tornati sul luogo della sfiorata tragedia per raccogliere i gusci delle zattere lanciate ieri, hanno trovato tre corpi, tutti di uomini dall'apparente eta' di circa 25 anni, recuperati dai sommozzatori e portati dentro sacchi sulle motovedette, e poi al Poliambulatorio. Per un paio d'ore l'area e' stata setacciata dagli uomini della Guardia costiera, ma per fortuna le ricerche hanno dato esito negativo. Piu' tardi, quando il direttore del Poliambulatorio, Pietro Bartolo, ha compiuto la prima ricognizione cadaverica, e' venuto fuori che uno dei migranti e' deceduto ancor prima di finire in acqua, a causa di un trauma da schiacciamento. Non e' difficile immaginare quale fosse la situazione a bordo del peschereccio, ancora li' contro gli scogli, con la prua sollevata verso l'alto sulla quale si legge il nome in arabo della barca e un numero; ''970''. A bordo ci sono ancora i vestiti. ormai ridotti a stracci, e i sacchi abbandonati dai migranti; e anche tra gli scogli, prima che il solerte Filippo, operaio del Comune provvedesse di buon'ora a spazzare tutto, erano disseminati di resti di cibo, coperte, pantaloni e giubbotti ancora fradici. Filippo ancora non sapeva che in acqua, a pochi metri da lui, c'erano tre morti. Per i loro compagni piu' fortunati, i 528 sopravvissuti, adesso inizia l'altro viaggio verso i centri d'accoglienza. Oggi le forze dell'ordine hanno hanno proceduto alle operazioni di identificazione e l'imbarco sulla nave ''Excelsior'', attraccata gia' stamane al molo di Cala Pisana, sono cominciate solo nel tardo pomeriggio. Ieri erano andati via 1.296 migranti, a bordo della ''Flaminia''. In nottata dovrebbero partire quelli ancora sull'isola, circa un migliaio, e cosi' il centro d'accoglienza sara' quasi svuotato; quasi, perche' restano una ottantina di tunisini che saranno trasferiti con un ponte aereo, bloccato dallo scorso giovedi'. E a proposito di Tunisini – la cui presenza a Lampedusa si e' drasticamente ridotta dopo l'accordo del 5 aprile sui rimpatri firmato tra l'Italia e il paese maghrebino – oggi ne sono arrivati 36, ma a Pantelleria, dove sono stati intercettati e ''scortati'' dalla Guardia di finanza. E sempre su questo tratto di Mediterraneo e' scoppiata la polemica tra il britannico ''The Guardian'' e la Nato. Il quotidiano ha pubblicato un'inchiesta sul naufragio di un barcone avvenuto a fine marzo nel Canale di Sicilia e in cui morirono 65 persone. Secondo il giornale, che ricostruisce una storia in parte nota, una nave militare avrebbe intercettato e ignorato l'imbarcazione in difficolta'. La Nato smentisce e spiega che nell'area era si' presente una portaerei, ma a cento miglia di distanza. Ma Don Mose' Zerai, il sacerdote eritreo che per prima aveva denunciato la tragedia, conferma le accuse raccolte attraverso la testimonianza dei superstiti. ''Quella gente ha chiesto aiuto – ribadisce – io stesso ho chiesto piu' volte che li si aiutasse, nessuno ha fatto niente per giorni ora non puo' passare la logica dello scarica barile''. Nel mare solcato da navi da guerra e carrette, oggi non c'e' stato alcun avvistamento, complice le condizioni meteo non del tutto favorevoli. Ma gli arrivi dalla Libia sono sempre dietro l'angolo; ormai, dicono gli operatori umanitari che hanno raccolto i racconti dei migranti, partire da Tripoli e' uno scherzo. Anche le tariffe sono saltate: si sale a bordo pagando quello che si ha in tasca. Le vite hanno prezzi ridotti.

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