Lavoro, fuga verso un posto migliore. Prima di tutto la qualità della vita. Cambia il pensiero dei lavoratori. Torna un vecchio slogan sindacale del secolo scorso: lavorare meno, lavorare tutti. È il nuovo mantra per gli italiani. Il rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale lo definisce “ il nuovo paradosso italiano”.
I dati indicano che il 67,7% degli occupati vorrebbe ridurre il tempo dedicato al lavoro: lo desidera il 65,5% dei giovani, il 66,9% degli adulti e il 69,6% degli over 50. Già oggi il 30,5% degli occupati dichiara di impegnarsi nel lavoro lo stretto necessario, rifiutando gli straordinari, le chiamate o le mail fuori dall’orario di lavoro ed eseguendo solo quel che gli compete per mansione. Quasi il 28% ha rinunciato addirittura ad un lavoro migliore di quello attuale perché la sede era troppo distante dalla propria abitazione.
GRANDE FUGA AZIENDALE
Il fenomeno è esteso in tutto l’occidente. In America lo chiamano “Big Quit”; sono le dimissioni di massa dal posto di lavoro. Le cause sono molteplici. L’unico denominatore comune, messo in luce dal post Covid, è il completo cambio del concetto di lavoro che cessa di essere l’elemento centrale nella vita dei singoli con un aumento della ricerca di individualità e una conseguente disgregazione dei legami sociali.
La pandemia ha spezzato le routine quotidiane alimentando riflessioni individuale e collettive per dedicarsi a quelle parti della vita troppo spesso trascurate: famiglia, hobby, passioni, salute e relazioni sociali.
LA CENTRALITÀ DEI SOCIAL
Questi disagi hanno accelerato la grande fuga aziendale . I social sono nel frattempo diventati centrali per diffondere notizie( vere e false) sul mondo del lavoro. Su qualsiasi piattaforma esistono oggi gruppi tematici che imprenditori e lavoratori usano per comunicare scelte aziendali, talvolta creando trend e casi seguiti su scala internazionale.
E’ NATA LA GENERAZIONE YOLO
Le nuove generazioni, in particolare la Z (i nati dal 1995-2010) rifiutano di pensare al lavoro come totalizzante. Sono stati definiti “generazione Yolo” ( You Only Live Once) ovvero “si vive una volta sola” in quanto non sono più disposti a vivere per lavorare ma invece vedono il lavoro come uno strumento finalizzato al raggiungimento a un buon tenore di vita.
Dicono gli esperti che alla base della grande fuga aziendale “ c’è un disallineamento fra domanda e offerta”. Cioè: salari troppo bassi, un uso eccessivo di contratti a termine, la mancanza di un allineamento valoriale e di adeguamento alle nuove dinamiche post Covid. Gli ultimi dati usciti in settimana dicono che l’81,8% degli occupati sa cos’è il welfare aziendale e anzi lo verrebbero potenziato. Il mondo cambia.