Il clandestino in nero che denuncia il “padrone” ottiene il soggiorno

ROMA – Il clandestino che denuncia il datore di lavoro che lo impiega in nero ottiene un permesso di soggiorno temporaneo. E’ la novità più clamorosa tra i provvedimenti del governo intenzionato a stroncare il fenomeno della clandestinità degli immigrati sfruttata da imprenditori privi di scrupoli. Intanto le pene saranno più dure. Le sanzioni attualmente in vigore saranno aumentate di un terzo. La normativa vigente per i datori di lavoro sorpresi a impiegare clandestini prevede la reclusione da sei mesi a tre anni e 5mila euro di multa per ogni dipendente in nero. L’incremento scatterà nelle situazioni di “particolare sfruttamento” degli stranieri. In caso di condanna il giudice applica al datore di lavoro anche una sanzione pari “al costo medio del rimpatrio del lavoratore straniero assunto illegalmente”.

La decisione interviene in un contesto di irregolarità sistematica. La relazione tecnica che accompagna il dispositivo di legge introdotto è disarmante. “A fronte di 148.553 ispezioni” sono stati “trovati irregolari 164.473 lavoratori, di cui 2.095 stranieri in posizione di soggiorno irregolare”. Tuttavia, a chi immagina che l’ottenimento del permesso di soggiorno di 6 mesi fino a un anno possa costituire una sanatoria mascherata, il Governo manda una rassicurazione fondata su una aspettativa limitata delle denunce: il numero “dei potenziali beneficiari di permesso temporaneo” secondo la relazione sarà “nei fatti trascurabile”.

Insomma la norma possiede un contenuto di profilo umanitario, non rappresenta cioè solo una misura di deterrenza. Soprattutto, si impone una gradualità nella sua applicazione, come avverte il ministro Riccardi, il più sensibile ai temi sociali. La discrezionalità nel decidere sulla pericolosità dello sfruttamento serve a non aprire il varco a possibili guerre tra poveri o deboli. Un esempio concreto: una badante che denunciasse un anziano per piccole irregolarità nel suo contratto di impiego, secondo la nuova legge, non potrebbe esporlo a ulteriori vessazioni burocratico-sanzionatorie. Lo spirito della legge dovrebbe essere ispirato, così come è concepito, alla lotta senza  quartiere a “sfruttatori” e caporali.

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