«La legge sulla sicurezza desta dubbi di irragionevolezza e insostenibilità», in particolare sulle ronde e sul reato di clandestinità. Questi in sintesi i dubbi del presidente della Repubblica Napolitano sulla legge sulla sicurezza che ha firmato poche ore fa. Li ha espressi in una lettera di cinque pagine indirizzata al presidente del Consiglio e ai presidenti delle Camere.
«Ho ritenuto di non poter sospendere in modo particolare la entrata in vigore di norme ampiamente condivise in sede parlamentare che rafforzano il contrasto alle varie forme di criminalità organizzata sia intervenendo sul trattamento penitenziario da riservare ai detenuti più pericolosi sia introducendo più efficaci controlli e sanzioni per le condotte di infiltrazioni mafiose nelle istituzioni e nella economia legale. Non posso tuttavia fare a meno di porre alla vostra attenzione perplessità e preoccupazioni che, per diverse ragioni, la lettura del testo ha in me suscitato». La legge è stata votata in via definitiva dal Senato lo scorso 2 luglio, con 157 sì (PdL e Lega) e124 no (Pd, Idv e Udc).
Il Capo dello Stato invita a riflettere in particolare sulle disposizioni «che hanno introdotto il reato di immigrazione clandestina» nonchè sull’altra norma, quella concernente le ronde, che dà la «possibilità ai sindaci di avvalersi della collaborazione di associazioni tra cittadini per segnalare alle forze di polizia anche locali eventi che possano arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio sociale».
Il presidente si è soffermato anche sul reato di clandestinità. «Esso punisce non solo l’ingresso, ma anche il trattenimento nel territorio dello Stato. La norma è perciò applicabile a tutti i cittadini extracomunitari illegalmente presenti nel territorio dello Stato al momento dell’entrata in vigore della legge». Per il capo dello Stato «il dettato normativo non consente interpretazioni diverse: allo stato, esso apre la strada a effetti difficilmente prevedibili».
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