Leonardo ha un quesito : "Perchè tanti no alla Serie A?"

MILANO 7 MAG E' un Leonardo i – MILANO, 7 MAG – E' un Leonardo inaspettato quello di oggi: forte, grintoso, 'arrabbiato' per come vanno le cose nel calcio italiano. Da Guardiola a Villas Boas, da Lippi ad Ancelotti piovono i no: carta canta. Un gran rifiuto a sedersi sulle panchine nostrane che i 'grandi' hanno messo per iscritto nelle loro interviste. Perche'? Bisognerebbe capirlo – e' la richiesta perentoria rivolta ai giornalisti – e trovare delle risposte piuttosto che domandarsi ogni giorno cosa fara' lui 'domani' o arzigogolare sui piani della societa'. Leonardo – e lo ha detto mille volte – vuole restare all'Inter con l'amore e l'entusiasmo del primo giorno ma – ca va sans dire – la vita di un allenatore dipende dai risultati e si dipana sul lungomare del mondo. Nel giorno della probabile consacrazione del Milan, ad Appiano Gentile va in onda un film dalla trama scritta in corso d'opera e dal finale a sorpresa. Leonardo, t-shirt nera a maniche lunghe, abbronzatura leggera grazie al primo sole di maggio, sembra seguire il copione di prassi, quello consueto della vigilia di campionato. Domani l'Inter gioca in casa contro la Fiorentina con un pizzico di amarezza nel cuore anche se – constata Leonardo – chi vince alla fine merita sempre. La stagione e' stata costellata di difficolta': l''Inter resta forte e continuativa nei risultati, tra le prime otto squadre in Europa, seconda in classifica, pronta a mettere in gioco tutte le sue energie e a spendersi al massimo per assicurarsi la Coppa Italia. E' il senso di quanto accaduto ad Appiano: sembra che l'Inter sia condannata a vincere sempre. Le domande – alcune – vanno a parare in una direzione unica, quale sara' l'evoluzione del rapporto tra il club e Leonardo. L'allenatore – invece – pone sul tavolo un'altra questione: ''Perche' gli allenatori sia italiani che stranieri non vogliono venire in Italia? E' un tema che bisognerebbe approfondire''. Chi sono quelli del niet? ''Ora ve lo dico. Li elenco tutti: Ancelotti, Mancini, Lippi, Capello, Villas Boas, Guardiola.. Quale sia il motivo non lo so ma e' una cosa che mi fa arrabbiare''. ''Sono qui da tredici anni – afferma con un filo di 'cattiveria' – e forse sono come voi, non vedo piu' niente''. Gesto eloquente: si copre gli occhi con la mano. In sostanza, Leonardo mette al centro dell'attenzione il momento non topico del calcio italiano e le politiche che lo animano. Il resto passa tutto in cavalleria: Sneijder non ci sara', Thiago Motta neanche (lieve distorsione al ginocchio destro), Samuel e' stato convocato ma gli manca ancora 'qualcosina' (probabilmente andra' in tribuna). Pazzini? ''Ho sempre sostenuto che non sia un giocatore a risolvere da solo i problemi di una squadra. Certo, un attaccante vive di gol''. Gli errori – e' la conclusione alla quale giunge – si possono riconoscere anche se, in alcuni casi, aiutano persino a vincere. Milito non e' in discussione, Coutinho viene protetto e non escluso. Basta parlare di mercato. ''Certo – ammette – e' stata una stagione di lotta''. Schalke 04 e Milan: le sconfitte piu' pesanti, inutile pero' spaccare il capello in quattro sulle scelte fatte che Leonardo non considera decisive. Quelle due partite appartengono al passato, ora c'e' il presente e soprattutto il futuro, a cominciare da domani e da mercoledi' 11 maggio contro la Roma per la semifinale di ritorno della Tim Cup.

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