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Lgbt più migranti più Cgil più Schlein: la sinistra allucinata

Ci sarebbero, ci sono, due grandi, enormi, questioni su cui costruire politica, schieramento, cosa ed interesse pubblici. Costruire politica, non propaganda. Ci sarebbero, ci sono due grandi, enormi, campi di analisi, azione, scelte, identità. Campi dove coltivare un servizio alla collettività, un servizio di consapevolezza, un servizio di sopravvivenza economica e sostenibilità sociale. Un servizio di reale giustizia redistributiva e, insieme, di etica civile. Un campo, anzi due, su cui lavorare, di intelletto e cultura. Non i patetici “campi larghi” delle giaculatorie del bla-bla-bla demo progressista. Ma i due campi in cui e su cui la sinistra politica dovrebbe stillare il suo sudore, applicare il suo ingegno, attuare la sua semina. Il campo del salario e quello della competenza.

Salari e competenze

Da decenni i salari in Italia sono bassi. Bassi e ultimi della fila delle cose, istituzioni e lobby assistite dal sistema Italia. I salari sono bassi, iper tassati e assediati. Dal fisco, dal lavoro nero, dalla scarsa e negletta produttività, dalla “professionalità” tipica della imprenditoria italiana di affrontare ogni stagione sempre con lo stesso “investimento”: tener basso il costo del lavoro. Ancora, i salari sono tenuti a briglia e a cuccia e a dieta stretta e punitiva dalla enormità della spesa pubblica per welfare, assistenza, elargizioni. Bonus formali e informali dirottano verso lobby, clientele, “territori” decine e centinaia di miliardi. Che vanno trovati per via fiscale, il fisco che grava sul lavoro dipendente.

Una sinistra consapevole di sé e del reale costruirebbe, potrebbe costruire se stessa sulla questione salariale. Ma dovrebbe per farlo avere il coraggio, l’intelligenza, la cultura per smetterla di essere conservatrice-corporativa in materia di welfare e tassazione. Da decenni in Italia il sistema formativo prescinde, quando non demonizza, competenze, attitudini e merito.

Scuola e Università sono divenute istituzioni auto referenti, al servizio sostanzialmente di chi vi lavora e non di chi vi studia. Diplomati e laureati in inaccettabile e maggioritaria percentuale inadeguati alle competenze e saperi di un mondo dove scienza e tecnologie sono ormai strumenti quotidiani e indispensabili di lavoro. Una sinistra consapevole di sé e del reale costruirebbe, potrebbe costruire se stessa sulla questione dello studio, delle competenze, del merito e quindi del lavoro. Ma dovrebbe avere per farlo il coraggio, l’intelligenza, la cultura per dismettere la cultura populista-corporativa di cui si è inebriata dopo essersene imbevuta, spesso a sua insaputa (e l’insaputa in questo caso non costituisce attenuante).

Movimento dei bisogni-diritti

Ci sarebbe la possibilità di una sinistra politica in Italia se solo la sinistra sapesse cosa è una politica non di sola e pura rappresentanza. E cosa rappresentare la sinistra che c’è lo ha scelto con orgogliosa cernita. Non il salario, non la competenza. L’arco “costituzionale” della sinistra per come si presenta e vuole è: Lgbt e ogni altra identità sessuale che non sia quella etero sessuale, più migranti identificati sempre e comunque con i dannati e quindi “buoni” della Terra, più Non nel mio giardino vestito da ecologismo, più Cgil cioè contratti di lavoro rigidissimi e pensionamenti che più laschi non si può, più Schlein che fa nuovo, donna e politicamente correttissimo nella sua correttissima banalità. La sinistra come onnipresente movimento a rappresentare chiunque e ogni istanza, ad identificare e identificarsi in ogni bisogno, bisogno da far diventare diritto. Anche se l’unico “merito” e “valore” del bisogno è solo e soltanto quello di essere tale.

L’allucinazione

L’opposizione alla Destra governante e vincente, l’opposizione a doppia chiave, identità e strategia, l’opposizione alla Schlein-Conte ha appena conseguito due traguardi. La sinistra per decenni e decenni aveva migliori risultati elettorali alle amministrative e ai ballottaggi. I due traguardi? Aver straperso anche alle amministrative e ai ballottaggi. Perdere, straperdere perché persi nell’allucinazione di Lgbt più Nimby più Cgil più migranti sia un popolo, e nell’allucinazione che questa collana intrecciata di bisogni-diritti sia una sinistra politica.

Domanda infine: ma serve, ma perché mai rilevare come danno collettivo lo stato di allucinazione della sinistra? Perché, con una sinistra persa nelle sue allucinazioni, non “si ferma” la Destra? E perché mai la Destra dovrebbe “ontologicamente” essere fermata da qualcuno? Il danno collettivo che viene da una sinistra in stato di allucinazione non è quello di un gioco facile, del non c’è partita a vantaggio della Destra ancora e sempre dal cuore reazionario. Il danno è avere una partita allucinati contro incompetenti-arruffoni-ignoranti (vedi Pnrr). E a raccontarla come partita democratici contro nipotini del fascismo non si guadagna neanche un voto.

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