Libia, i 70 corpi seppellitti in Libia forse di mercenari del raìs

Torino – Sono una settantina i cadaveri recuperati giovedì davanti alle coste della Libia e che sono stati seppelliti senza essere identificati dalle autorità libiche poche ore dopo. A confermare la notizia è don Mosè Zerai, a capo dell'agenzia Habeshia per la cooperazione allo sviluppo, che si occupa di rifugiati e richiedenti asilo. Il sacerdote ricorda come 8 giorni, sabato 26 marzo, avesse ricevuto una richiesta di aiuto da un gommone con 68 migranti a bordo. L'allarme era stato fatto a 60 miglia dalle coste libiche, quindi già in acque internazionali, tramite un telefono satellitare. Subito Zerai aveva informato le autorità italiane e anche la Base Nato. Da quella segnalazione non è però più successo nulla. Quindi Zerai invita alla massima cautela nel collegare i due eventi: i corpi ritrovati giovedì non è detto che siano quelli del barcone fantasma. "Non abbiamo nessuna certezza – spiega don Zerai – che i corpi ritrovati siano quelli dei migranti a bordo del barcone scomparso e con cui non siamo più riusciti ad avere contatti. E soprattutto ci chiediamo perché non abbiamo avuto nessun riscontro in seguito alla nostra segnalazione fatta alle autorità". Zarai segnala poi un'altra importante anomalia nella vicenda: "Come mai, i libici che solitamente non sono velocissimi nell'identificare e dare sepoltura ai corpi che il mare restituisce, in quest'occasione sono invece stati così rapidi?". Il religioso avanza un'inquietante ipotesi, che ovviamente andrà verificata, ma che apre scenari molto più complessi: "E se quei 70 corpi, fossero di mercenari assoldati da Gheddafi?".

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