Luca Telese: il Pd ha la sindrome di Michael Jackson

Luca Telese interviene nel dibattito sul prossimo congresso PD. Telese, firma de “Il Giornale” e una formazione comunista (è stato uno degli ultimi allievi delle Frattocchie), ha recentemente pubblicato “Qualcuno era comunista” un saggio nel quale ricostruisce gli anni della “svolta” del partito comunista e il passaggio dal PCI al PDS.

Scrive oggi Telese: “Il Pd è come Michael Jackson”, un editorale per Il Giornale pubblicato anche sul suo blog:

“Nel giorno in cui moriva la più ascoltata rockstar del ventennio, iniziava il congresso morto del Pd. Un congresso in cui il primo leader a scendere in campo annunciava la sua candidatura con un video copiato da un video del suo principale avversario politico di quindici anni prima. […] Pensi che il Pd sia molto simile a Michael Jackson perché al pari di lui è convinto di avere un’identità nuova: e invece, più semplicemente, si vergogna della sua vecchia identità. E pensi che il Pd gli assomigli perché, proprio come lui, si è convinto di aver abbandonato la sua vecchia identità, mentre invece si è semplicemente sbiancato il colore della pelle (che come è noto è un’altra cosa)”.

“I giornali di questi giorni hanno ricostruito insieme all’autopsia della pop star una vita di lifting, di continui aggiustamenti cosmetici, di trapianti costosi più o meno riusciti, la parabola di un corpo che passa dalla chioma folta e riccia di un bambino prodigio, alla struttura asciutta del professionismo, fino alla decadenza, alla sedia a rotelle, alle mascherine antibatteriche, ai sogni di revanche che non si incarnano mai, perché il tempo della giovinezza è passato. […] Anche il Pd è un corpo anziano che si crede bambino, un corpo martoriato dai troppi trapianti in cui il tessuto epidermico vecchio si è mangiato quello nuovo, in cui troppi simboli sono stati sovrapposti senza successo, come le rinoplastiche sul viso di Michael. […]E forse l’unico altro barlume vitale è in Pierluigi Bersani, che ha scelto come suo modello Vasco Rossi, il rock padano, il vitalismo spericolato. Ha mezzo secolo pure lui, sul palco: ma almeno di una cosa si può essere certi. Uno che è arrivato da Zocca non morirà mai suicida”.

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