Marcell Jacobs, la sua vittoria di nei 100 metri ha precipitato inglesi e americani nel dispetto più nero. Mamma mia quanto rosicano! Non si danno pace. Quei 45 passi con una velocità di punta di 43,3 km/h negli ultimi trenta metri -li ha gettati nel turbamento. Gli psicologi direbbero che ”sono in confusione mentale”. Peggio “sono nell’ottenebramento della coscienza“. Insomma stanno perdendo la testa.
Pensavano – tutti! – che una volta assente sua maestà Bolt, la corona più prestigiosa potesse finire sulla capoccia di un loro ragazzo. Col giamaicano non c’era niente da fare. Troppo forte. È stato così nelle ultime tre Olimpiadi ( Pechino, Londra, Rio ). Insuperabile. Ma a Tokyo non c’era.
C’erano invece nella finale più attesa dell’anno, due americani ( Kerley e Baker) e l’inglese Hughes. Gli americani sono saliti sul podio, l’inglese non è nemmeno partito ( squalificato per falsa partenza ). Marcell Jacobs li ha infilati con una progressione dal 25esimo metro sontuosa.
Ha vinto, si direbbe nel ciclismo, di mezza ruota. La sua accelerazione, dopo una partenza atipica, è stata devastante. Stefano Tilli da Orvieto, ex velocista del CUS Roma ( 51 presenze in Nazionale dal 1983 al 2000 ) lo ha esaltato dicendo “ora è un killer“.
Agli americani non va giù che un figlio di un marine, nato in Texas e poi finito con la mamma ( italiana ) nel Belpaese, li abbia infilati con un tempo alla Bolt. Maledizione, cosa c’è sotto? Il doping? Sospetti crudeli gettati nel Barnun mediatico nientemeno che dal Boston Globe e addirittura dall’autorevole Washington Post.
Agitano il veleno del doping proprio loro che in materia sono degli specialisti. Hanno più corna loro di un treno di lumache. È il caso di ricordare che delle prime cinquanta prestazioni di tutti i tempi sui 100, 14 sono di Bolt. Delle altre 36, ben 32 sono state ottenute da atleti poi risultati positivi. Yankee, su con la vita!
Quanto agli inglesi, povere stelle, stanno ancora rosicando. Per loro le vittorie italiane sono roba indigesta. È stato così per l’epilogo di Wembley con gli azzurri di Mancini. Donnarumma come Jacobs? Come ha fatto a parare quei rigori consecutivi? No, c’è qualcosa sotto.E giù brutte sensazioni, in testa i maldipancia del Guardian, che peraltro non ha neppure digerito la vittoria canora dei Maneskin. Non ci sono più gli inglesi di una volta.