Medioriente in fiamme. Tre fatti nuovi irrompono nella agenda del conflitto israelo-palestinese: il giallo sulla morte di Issa (n.2 delle Brigate di Hamas), lo scambio duro Netanyau-Biden e le attese (e conseguenze) del negoziato in fieri di Doha, capitale del Qatar mediatore. Vediamo.
GIALLO ISSA, COLPITO IN UN BUNKER
Che fine ha fatto il guerriero Marvan Issa, n.2 delle Brigate Qassam, l’ala militare di Hamas? La sua sorte e’ al momento sconosciuta. Colpito in un sotterraneo di Nuseirat nel centro della Striscia di Gaza, fonti non identificate della fazione islamica, citate dal Jerusalem Post, hanno fatto sapere che è morto. Media arabi, riportati dal sito Ynet, hanno sostenuto invece che il suo destino “ ancora non è noto”.
Anche “The Guardian”, il giornale britannico che ha raccolto informazioni tra gli ufficiali dello Stato ebraico, sostiene che il terrorista sia effettivamente morto dato che dopo l’attacco contro il suo nascondiglio, le comunicazioni tra i quadri dirigenti di Hamas sono state interrotte per 72 ore.
Il corpo di Issa sarebbe ancora sotto le macerie di un tunnel. Issa era noto anche come “ l’uomo ombra”; era il vicecomandante dell’ala militare di Hamas, il braccio destro del generale Mohammed Deif e, secondo Tel Aviv, avrebbe svolto un ruolo significativo nella pianificazione dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.
Marwan, nato nella Striscia di Gaza nel 1965, è ben conosciuto da Israele essendo stato per 5 anni, durante la prima intifada, detenuto nelle carceri israeliane. Da mesi lo stavano cercando disperatamente assieme al leader di Hamas Yahya Sinwar e Mohsmmed Deif, i tre che formano il consiglio militare segreto al vertice dell’apparato militare. Raramente Issa è apparso in pubblico. Ha perso due figli nel conflitto con Israele.
NETANYAU DURO CON BIDEN
Il duello verbale fra i due capi di Stato è giunto in una fase molto delicata. Washington ha aumentato le critiche e ha chiesto addirittura nuove elezioni in Israele. Netanyau tira dritto e ha replicato che se gli USA non danno l’appoggio desiderato, Israele andrà anche da solo a Rafah, la città palestinese del sud della Striscia (sui confine con l’Egitto, roccaforte e l’ultimo baluardo anti Israele, rifugio di migliaia di profughi.
Netanyau ha detto:” Biden ed io abbiamo opinioni diverse su tante cose, ma questo è normale. E se dovremo andare da soli, non c’è scelta, andremo da soli.”
Bibi dimostra fermezza nella determinazione di concludere la guerra; guerra che si concluderebbe, a suo dire, con l’eliminazione di Hamas.
Alla Cnn lo ha ribadito con garbo, spiegando che la maggioranza di Israele -di destra e di sinistra, religiosa e laica – è d’accordo di concludere la guerra in modo che si restituisca sicurezza ai cittadini israeliani. Fare le elezioni oggi, dice Netanyau, è “ improprio e anche irrealistico, data la guerra in corso”.
LA NUOVA DELEGAZIONE IN QATAR
Il gabinetto di guerra di Tel Aviv ha discusso, fino a notte inoltrata (domenica) della nuova delegazione diretta a Doha per una riunione ritenuta “fatale”. Una riunione in cui si deve decidere sulle “ impossibili richieste di Hamas”. La divergenza tra Hamas e Israele in effetti è notevole, per non dire impossibile. Hamas chiede la liberazione di più di 1000 terroristi, alcuni dei quali ergastolani.
Un esodo dalle carceri a fronte di qualche decina di ostaggi “ fragili”, donne e anziani, e dopo alcune settimane di cessate il fuoco. Si parla di 6 settimane. Dopo di che il secondo atto, in cui Israele si dovrebbe impegnare per uno stop definitivo alla guerra. Obiettivo francamente ancora lontano.