Melania: uccisa dov'era il corpo. Sotto le unghie niente dna

ASCOLI PICENO 5 MAG Ancora nessuna sv – ASCOLI PICENO, 5 MAG – Ancora nessuna svolta nelle indagini sull'omicidio di Carmela Melania Rea, la giovane mamma di origini campane che ha trovato la morte in una pineta nel Teramano. Ma l'orizzonte appare piatto solo ai cronisti, perche' sotto traccia continua il lavoro certosino degli investigatori, (in primo luogo i carabinieri del comandante provinciale col. Alessandro Patrizio), attraverso indagini 'classiche' e quelle scientifiche dei Ris, che stanno via via sfornando i primi risultati. Si rafforza ad esempio la convinzione che Melania sia stata uccisa a coltellate proprio al Bosco delle Casermette, dove e' stato trovato il cadavere. E non si esclude che il luogo sia 'simbolico' come se contenesse, cioe', un messaggio, diretto magari al marito della Rea, Salvatore Parolisi, caporalmaggiore dell'esercito in forza come addestratore al Reggimento Piceno. In quell'ambiente il militare avrebbe avuto delle storie con una o piu' soldatesse, e qualcuno potrebbe essersi vendicato in modo atroce delle disinvolte scappatelle dell'uomo. Oppure, Melania e' stata lasciata li' perche' l'assassino non poteva liberarsi del suo corpo. Per questo avrebbe poi cercato di depistare le indagini infilando una siringa sotto un seno della donna, abbandonando accanto al suo corpo un laccio emostatico e due aghi di siringa, e soprattutto incidendole due segni (a forma di svastica) come se volesse emulare gli assassini di Yara Gambirasio. Segni che comunque non hanno alcun riscontro in casi analoghi. Una messa in scena, insomma, come i tagli lasciati dalla punta di un coltello sul chiosco di legno accanto al quale e' stato abbandonato il corpo, come in uno sfogo rabbioso o di orrore dopo la mattanza. Difficile, comunque, che il cadavere sia stato trasportato li' da un altro luogo. Il 18 aprile (quando Melania scompare) e il giorno successivo, dalle nove fino alle 23 circa, era in corso nell'area una esercitazione militare, e le sentinelle non avrebbero notato movimenti sospetti di auto. Sul pianoro di Colle San Marco, intanto, da dove Melania si e' allontanata per essere poi inghiottita nel nulla, tutto e' tornato alla normalita'. Il titolare del chiosco che si trova accanto alle altalene dove il marito della donna aspettava il suo ritorno giocando con la figlioletta, si intrattiene con i clienti occasionali o spinti dalla curiosita', scherzando mentre serve al banco. E' lui l'unico ad aver visto Parolisi quel pomeriggio e ad avere intravisto una donna insieme a lui. Gente a spasso con i cani, escursionisti, ciclisti hanno restituito al pianoro il suo volto abituale. Ma poco piu' in la', dov'e' una stele che ricorda i primi caduti ascolani della Resistenza i cani hanno fiutato le ultime tracce di Melania, e altre – seppure meno definite – a circa un chilometro, al bivio Colle. Sono i luoghi dove la donna e' stata presumibilmente avvicinata dal suo assassino e dove la sua vita ha cominciato a spegnersi. Ma non e' da escludere che al pianoro, in realta', non sia mai stata, e che il fiuto dei cani molecolari abbia dato un falso positivo. Di certo, allora, ci sarebbe solo l'ora (le 14:10) in cui Melania, il marito e la figlioletta Vittoria sono usciti di casa. Sulla tempistica, e altro ancora, dovra' di nuovo essere sentito Parolisi: nei suoi racconti ci sarebbero elementi ancora da chiarire e alcune contraddizioni. Per ora, dice il fratello Rocco, non e' stato convocato in Procura o dai carabinieri. E' a Somma Vesuviana con la sua bambina, tranquillo, perche ''non ha nulla da nascondere''. Il chi e il perche' della fine di Melania non si conoscono ancora. Non ci sono indagati, rispondono secchi in Procura, mentre proseguono gli interrogatori. E il corpo della donna, da cui ci si aspettavano molte risposte, ''ha gia' detto tutto quello che poteva dire'', si e' lasciato sfuggire il medico legale Adriano Tagliabracci, che ha eseguito l'autopsia. Melania si e' difesa, ha cercato di parare i colpi, ma non ha graffiato nella lotta il suo assassino e dunque, sotto le sue unghie, non ci sono tessuti da cui ricavare il Dna. La relazione definitiva non e' stata ancora consegnata. Ma si sa gia' che quando la Rea e' stata uccisa la digestione era appena cominciata e che le coltellate, almeno le piu' importanti, sono tutte potenzialmente mortali e insieme hanno concorso al decesso, avvenuto dopo una lunga agonia.

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