Meloni, e adesso? Dopo l’ultimo saluto a Silvio Berlusconi fioccano le manovre pro e contro Palazzo Chigi. Inevitabile. Scontato. Persino banale dirlo, visto quel che passa il convento.
Quel che è certo è che è scattata “l’ora delle scelte”. Al momento c’è un intreccio di trattative in corso, “fantasie“ politiche, spinte per buttar giù Giorgia, ipotesi addirittura di un ritorno ad un governo “tecnico“ (causa implosione di Forza Italia). Tutto nell’ottica delle elezioni europee e degli equilibri della futura Unione. Ecco i punti di partenza.
1. MELONI VUOLE LA STABILITÀ – Il problema numero uno della premier è salvare Forza Italia. Almeno per ora. Massimo impegno per impedire la deflagrazione del polo moderato della sua coalizione. È già partito il pressing sui suoi quattro interlocutori privilegiati: Marina Berlusconi, Gianni Letta, Antonio Tajani, Marta Fascina. In particolare Giorgia conta su due personaggi che hanno il vento in poppa: Letta e Marta.
2. DUE ASSI NELLA MANICA – Sono le carte di maggior valore a disposizione della Meloni. Due carte risolutrici da tirar fuori al momento opportuno. Gianni Letta, segretario del Cdm in tutti i quattro governi Berlusconi, politico indipendente del centro-destra, l’eterno ciambellano e governista per vocazione, è tornato in auge.
È già in pista per evitare la guerra per bande che minaccia di squassare quel che resta del regno di Berlusconi e per facilitare i rapporti tra Palazzo Chigi e Arcore. Marta Fascina, è vero, è una incognita. Come compagna di Berlusconi ha però dimostrato un piglio insospettato e una fermezza notevole nel trattare la minoranza che fa capo a Ronzulli e Mulé. Si è conquistata la fiducia della famiglia, viene considerata custode della memoria collettiva Berlusconiana. Per Giorgia Meloni potrebbe essere una carta vincente.
3. L’EREDITÀ POLITICA – Dice Marcello Pera, un tempo membro della squadra dei professori reclutata nel 1994 da Berlusconi: ”Certamente Forza Italia non sarà più la stessa e al momento è difficile dire se riuscirà a sopravvivere. Ma mi pare ovvio che tocchi a Meloni raccogliere la sua eredità politica. Serve un partito liberal-conservatore che non sia solo di destra per rassicurare l’elettorato più borghese.
“E questo la Meloni lo sa. Il rischio è che l’operazione in corso risulti una annessione o una occupazione. Meloni deve essere capace di gestire questa transizione e deve lavorare a un allargamento della sua classe dirigente, guardando alla società civile e provenienze anche diverse, proprio come fece Berlusconi con noi professori. Se l’operazione riesce, Forza Italia potrebbe continuare ad avere un ruolo politico anche con un peso ridotto, all’interno della coalizione meloniana”.