ROMA – Bimbe che già alle elementari si ritrovano ‘piccole donne’, ogni mese alle prese con il ciclo e i suoi disturbi. L’anticipo dell’età dello sviluppo fra le ragazzine – fattore di rischio per problemi psicologici e comportamentali nell’adolescenza, e per malattie come il cancro al seno nella vita adulta – è da tempo sotto la lente degli esperti, a caccia dei possibili fattori ambientali che negli anni hanno abbassato l’età della prima mestruazione. Specie in alcune aree del pianeta.
Una nuova ipotesi sulle ‘lolite’ arriva ora da uno studio americano, che chiama in causa livelli insufficienti di vitamina D: le bimbe che presentano un deficit di questa sostanza hanno una probabilità doppia di svilupparsi precocemente. La ricerca è stata condotta dagli scienziati della University of Michigan School of Public Health, che hanno misurato le concentrazioni di vitamina D nel sangue di 242 bambine di Bogotà, in Colombia, di età compresa fra 5 e 12 anni. Le ragazzine sono state seguite per un periodo di 30 mesi, ed è stato osservato che per quelle con livelli bassi di vitamina D, rispetto alle coetanee con livelli normali, la probabilità di avere la prima mestruazione (in gergo medico il menarca) durante il periodo della ricerca era doppia. Nonostante il legame riscontrato, gli autori precisano che non è ancora possibile stabilire una relazione di causa-effetto tra deficit di vitamina D e menarca anticipato. Per verificarlo, e prima di suggerire correzioni specifiche come un’integrazione vitaminica, sono necessari ulteriori studi.
Precedenti ricerche hanno evidenziato che la prima mestruazione compare più tardi nelle ragazze che vivono vicino all’Equatore, rispetto a quelle resistenti in Paesi del Nord. In queste zone, in effetti, il deficit di vitamina D è più frequente, perchè soprattutto nei mesi invernali l’esposizione alla luce solare è limitata. Nel nuovo studio Usa, il gruppo dell’epidemiologo Eduardo Villamor ha calcolato che mentre il 57% delle bambine con bassi livelli di vitamina D aveva il menarca durante il periodo di osservazione, nel gruppo con concentrazioni ematiche normali di vitamina D questa percentuale si abbassava al 23%: meno della metà.