Cosa spinge e motiva, anima e incalza un ex signore della tv a sentirsi in doveroso zelo nel dare il calcio dell’asino ad altri due che, facendo più o meno lo stesso mestiere, lui li vede ma proprio “non li sopporta”? Cosa è che davvero e al fondo Michele Santoro non sopporta?. La prima che viene in mente è che Santoro, come accade a molti mortali, non sopporta di invecchiare, non sopporta invecchi lui e il suo tempo. E quindi invecchi male. Quell’invecchiare male in cui la spigolosità orgogliosa di un tempo declina in umor acido, petulantemente acido. Ma Santoro impedisce di fermarsi qui nel comprendere Santoro. Santoro ci tiene moltissimo a dirci cosa lo muove, spinge, anima, incalza e motiva. E cioè la nostalgia canaglia, non tanto del tempo che fu degli allori, quanto della, parole sue “paccata di miliardi”.
Esclusione-ammazzamento della diversità
Dice Santoro di Fabio Fazio e Lucia Annunziata che hanno preso l’uno “una paccata di miliardi” e l’altra ha preso confidenza con la “collusione col potere”. Dice Santoro, non riesce a dimenticarlo, che Lucia Annunziata andò alla presidenza della Rai senza pretendere preventivamente rientro alla grande nella stessa Rai di Santoro Michele. Dice Santoro che Fazio e Annunziata sono stati niente meno che “il perno di una politica culturale fatta di esclusione”. E quale prova più grande della politica di esclusione che l’esclusione somma, quella di Michele Santoro? Non solo esclusione ma anche “perno della politica culturale di ammazzamento della diversità”. Fino “durante la pandemia all’identificazione tra scienza e potere”.
Dunque peccato originale della Rai “l’editto bulgaro”, insomma la Rai senza Santoro è una Rai espulsa dal paradiso terrestre della buona e vera informazione e televisione. Rai che non cerca, nemmeno cerca la strada della redenzione, l’unica possibile era riconsacrarsi riaccogliendo Santoro. Una Rai sconsacrata dalla sua assenza, una Rai sconsacrata con cui Fazio e Annunziata hanno trescato e commesso atti impuri. Una Rai e, diciamolo pure, una cultura, una informazione e una televisione italiana tutta e tutte che hanno cospirato contro la “diversità-verità”, cioè Santoro. E soprattutto, escludendo escludendo, hanno gozzovigliato.
La lingua batte dove il dente duole e Santoro l’altra sera ospite televisivo più volte batte sulla “paccata di miliardi” ad altro indirizzo pervenuta. Un dirottamento che non può, suggerisce Santoro, non essere frutto di una qualche cospirazione e tresca con il Potere, del tipo di quelle fatte durante la pandemia. Nostalgia canaglia che ci racconta di quando il mondo girava intorno a noi, o così ci sembrava anche se non era vero. Nostalgia canaglia che in moderate dosi ad un anziano si perdona e consente se le somministri quando racconta di sé. O forse no, forse Michele Santoro è solo fedele a se stesso nei tempi, quelli della giovinezza, della maturità, della senilità. Il Michele canuto in eterna commemorazione del “Michele, chi?”, in eterna interpretazione del Michele unico profeta di verità e in eterna missione di scomunica degli usurpatori della “sua” Rai. Con infinito sdegno, e rammarico, per la “paccata di miliardi”.