Migranti in fondo al mare, altri seicento, più o meno, affogati. Commozione di rito, quasi di routine. E politica agitazione-mobilitazione dei governi europei. Agitazione-mobilitazione che è un navigare (non di rado recitato) tra due immensi scogli, quindi un navigare in un braccio di mare stretto, per di più senza sbocchi. Come nel mito di Scilla e Cariddi, i due mostri sinonimi e causa di inevitabili naufragi. Per i governi, qualunque essi siano, dell’Europa gli incombenti e inamovibili Scilla e Cariddi sono da un lato che la gente, sì, la gente europea, non vuole migranti.
Magari li accetta come forza lavoro a basso salario e bassa evidenza, ma come cittadini europei la gente europea i migranti a gran maggioranza non li vuole. E, se questo è Scilla, Cariddi è il dogma della politica secondo il quale la gente ha sempre ragione. Da questa morsa e tenaglia i governi europei non sanno e non possono uscire. La rotta per non naufragare tra Scilla del rifiuto verso i migranti e Cariddi del consenso di gente non è percorribile da vascelli quali i nostri sistemi politici e le nostre pubbliche opinioni.
Trasloco di umanità verso Nord
A chi dire, sperando di essere ascoltati, che la rotta segata nei prossimi decenni è una migrazione verso il Nord del pianeta mossa non da una guerra qua e là o da una contingente carestia alimentare ma indotta dallo spostarsi verso Nord delle aree abitabili e coltivabili della Terra? A chi dire, sperando di essere ascoltati che verso Nord si sposteranno nel corso del secolo coltivazioni, città, popolazioni non solo africane e mediorientali ma anche di pelle bianca e di stanzialità oggi sud europea? A chi dire, sperando voglia sentire e possa operare che i tratta, in questo secolo, di vivere, organizzare, governare in gigantesco trasloco di umanità sul pianeta che tocca non solo “loro” ma anche “noi”? A chi dire che un simile gigantesco trasloco di umanità avrà, nei decenni del secolo in corso, non migliaia e neanche decine di migliaia ma milioni di umani che cadranno nel viaggio?