Rama, premier d’Albania, ha precisato: “Noi i mettiamo solo la terra, tutto il resto è in carico all’Italia”. E l’Italia, per volontà, progetto e azione del suo governo, è ben decisa, anzi convinta, anzi iper motivata del farsi carico del “resto”. Il “resto” è il trasporto in due campi che dovranno sorgere appunto in Albania. Trasporto e successivo alloggio. Trasporto, alloggio e custodia, Per chi, di chi? Per, si calcola, 36 mila migranti l’anno. Quali migranti? Quelli raccolti in mare da navi italiane soprattutto. Condotti direttamente dal salvataggio in mare fino ad un porto albanese. Senza passare da porti italiani, soprattutto senza passare da porti italiani. Migranti che dal mare, passando per le navi e solo navi italiane, andranno nei campi in Albania ad attendere il sì o il no alla loro richiesta di asilo e quindi soggiorno in Italia. Non tutti però, fino alla chiamiamola capienza dei campi. E non tutti anche in altro senso: non i minori, non i malati, non le donne incinte.
Meloni si fa la sua “Turchia”.
Italia paga e organizza tutta la missione migranti in deposito in Albania, Giorgia Meloni si fa così la sua “Turchia”, cioè replica su scala nazionale quello che la Ue ha fatto da tempo con la Turchia, Turchia che incassa da anni dalla Ue miliardi per tenersi in casa centinaia di migliaia di migranti soprattutto siriani e afghani, o almeno per rendere loro relativamente difficile passare in Europa. Nella versione Italia-Albania, versione ovviamente quantitativamente minore, l’Italia si impegna a fare di più e di diverso dal solo pagare il costo del “deposito”. Lo allestisce, ne assume la responsabilità, come dice il suo premier dopo la stretta di mano con la Meloni, l’Albania “ci mette solo la terra”.
Guantanamo? Sì, de noartri.
Il parossismo tossico del linguaggio pubblico-politico ha subito trovato la parola da talk-show: Guantanamo. Dalle opposizioni al governo così vengono subito battezzati i campi deposito migranti da allestire in Albania. Guantanamo. E cioè carceri di durissima detenzione, al limite e oltre la legge, qualunque legge e i diritti umani. Roba per terroristi da far parlare, o da far tacere. Guantanamo? E perché no gulag o lager? Usare questi termini, queste suggestioni, è fuori misura perfino per il parossismo tossico del parlare pubblico-politico. Problemi irrisolti se e quando saranno per i campi deposito in Albania c ne sono: chi garantirà la sicurezza, i migranti potranno uscire dai campi (come avviene in Italia pena rischiare vedersi rifiutato l’asilo) o saranno di fatto reclusi, chi si farà carico dei rimpatri dei respinti e dove andranno i respinti per cui non sarà possibile il rimpatrio, quali leggi e quale magistratura competente dentro e intorno ai campi, quella italiana o quella albanese? Problemi non piccoli, tutti sul delicatissimo e talvolta stretto confine della legalità internazionale e dei diritti umani. Il governo Meloni mette in atto una sorta di deportazione in Albania di chi stava approdando in Italia, così è e non altrimenti e sarà difficile farlo senza calpestare qualcuno e qualcosa. Al tempo stesso l’ipocrisia nazionale non racconta, non vuole raccontare che i campi per migranti gli italiani non li vogliono neanche in Italia. I cosiddetti “territori”, sia che siano amministrati da governi locali di destra o di sinistra, respingono, rifiutano, boicottano. Perché per la maggior parte della pubblica opinione, della gente, il migrante buono è quello che lavora e si vede di giorno e poi a sera sparisce, svanisce.
Lontano dagli occhi…
Il governo nazionale della destra dunque una cosa in questa direzione se la inventa e prova a farla: portare i migranti lontano dagli occhi, lontano quindi dal sentire politico e sociale della gente. Italiano non vede, elettore non duole. Nella sua estrema semplificazione questo pensa e fa il governo della destra. Pensa poco, di certo fa più di quanto pensi. Le opposizioni (si fatica a definirle con l’antico termine di sinistra) invece negano a se stesse la possibilità di fare in tema di immigrazione. Non vogliono campi di raccolta, non osano immaginare meccanismi di selezione e setaccio degli immigrati, ripetono in litania i grani di un rosario chiamata accoglienza senza se e senza ma. Accoglienza che però si ferma allo sbarco, poi la, le sinistre preferiscono perderli di vista i i migranti. Tanto meno la sinistra ce la fa a riconoscere dove e come l’accoglienza diventa business, la destra si bea di considerare l’accoglienza un malaffare. Nel gigantesco e perenne talk-show sugli immigrati, la Meloni si dà e fa una mossa. Azzardata, punteggiata da incognite. Ma non demoniaca e neanche scandalosa. Anzi, uno “scandalo” c’é rispetto alla norma della vita pubblico-politica italiana: inventarsi qualcosa e provare a farla, rischiare di farla.