Milano, il Comune dichiara guerra all’happy hour. Rivolta dei gestori: “Non siamo untori”

Dopo il divieto di vendita ai minori di 16 anni il comune di Milano vuole inaugurare la fase due della lotta all’alcool. L’alfiere è sempre l’assessore alla salute Giampaolo Lan­di di Chiavenna; l’obiettivo stavolta, non sono i minorenni, ma uno dei “riti” della Milano che beve, l’happy hour durante l’ora dell’aperitivo.

E se i gestori dei locali avevano sposato la lotta del comune ai baby consumatori, stavolta, sull’happy hour non sembrano intenzionati ad accettare restrizioni. Basta, dicono i rappresentanti dell’Unione del commercio a farci passare per «untori, cau­sa di tutti i mali di Milano».

Soprattutto perché Landi di Chiavenna, con la sua proposta, ha preso tutti in contropiede. All’incontro i temi dovevano essere altri, come per esempio i manifesti di sensibilizzazione da affiggere fuori dai locali. Invece, l’assessore ha gelato i gestori: a Milano «servono cambiamenti. Si beve troppo e troppo presto. Le sette di se­ra… Così non va bene. Lo dico anche per i ragazzi. Dobbiamo proteggerli».

Una delle idee che propone l’assessore è quella degli sconti a chi beve analcolici. Ma chi beve analcolici all’ora dell’aperitivo?

Le risposte dei gestori, in ogni caso, sono state decisamente poco concilianti: per Lino Stoppani, capo dell’Epam, l’associazione milanese dei pubblici esercizi, è «una vergogna. Siamo il parafulmine delle emergenze di questa città. Vorrei sapere: in città, per esem­pio nelle scuole, si fa sensibilizzazio­ne sui rischi del bere?».

A Giorgio Santambrogio, l’ideato­re dei fashion café, «cadono le brac­cia». A Milano, per lui , i problemi sono altri e non gli aperitivi«ci si impasticca alla grande, si tira coca alla grandissi­ma»ma la risposta delle istituzioni è «sempre e soltanto al­col al bando. Che brutta moda».

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