MODA: ACCUSE DI RAZZISMO, PREFERITE LE MODELLE BIANCHE

Doutzen_kroes2 Nessuna dopo Naomi, perché «il nero non vende», ma forse anche perché la moda si sta ammalando di razzismo. Secondo le teste d’uovo che tirano i fili della femminilità globale «una modella nera non fa scattare la voglia di emulazione, l’ambizione di assomigliarle ». Tutto il contrario, insomma, di quel che serve per convincere a comprare un prodotto. Questo si traduce in una crescente discriminazione razziale. «È scioccante, atroce — denuncia il fotografo di moda Nick Knight all’Independent on Sunday —, ma basta guardare i cartelloni pubblicitari, le riviste specializzate che abbiamo attorno e risulta evidente che le ragazze nere sono clamorosamente sottorappresentate». «Modelle, ma anche stilisti e giornalisti di colore sono frustrati — sostiene Sarah Doukas dell’agenzia di indossatrici Storm —. Hanno la netta sensazione di essere trascurati rispetto ai concorrenti bianchi».

È un atto d’accusa quello pubblicato dal giornale londinese. Carole White della “Premier Model Agency” riferisce di ricevere richieste per modelle «non etniche» cioè non nere, gialle, rosse, ambrate. Piacciono solo le ragazze «caucasiche », vale a dire bianche. È una precisa richiesta delle riviste femminili secondo la White. Per fortuna, aggiunge il domenicale, che l’Italia va controcorrente. Il numero locale di Vogue in uscita a luglio sarà zeppo di modelle nere. Uno schiaffo alla perniciosa abitudine. E ciò «nonostante la xenofobia della Lega Nord parte del nuovo governo guidato da Silvio Berlusconi» sottolinea l’Independent.

E allora eccola l’italica eroina dell’anti- razzismo, Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia. In una intervista al Corriere della Sera dà un’immagine del fashion system migliore da quella descritta dal domenicale britannico. «Nella moda non vedo affatto discriminazioni — dice la Sozzani —. In passerella le ragazze nere non hanno più alcun problema. Qualche anno fa forse, ma ormai è superato. Diverso invece il discorso nel campo della bellezza », cosmetici, trucchi e affini. «Ma ciò semplicemente perché i grandi marchi fanno campagne mondiali che devono andar bene per tutti i mercati principali e scelgono testimonial generiche. Bianche? Sì, bianche. Ma le eccezioni esistono già. La splendida Liya è nera ed è una delle testimonial di una importante marca di bellezza. Nella sua campagna vuole comunicare eleganza, raffinatezza. E hanno scelto lei. Perfetta».

Il numero di luglio è una risposta all’affermazione della Lega Nord?
«Non scherziamo. Primo non vedo in Italia un problema di razzismo di quel genere. Gli stranieri contestati sono anche biondi e con gli occhi azzurri. Secondo, Vogue non fa politica. È un giornale che riflette sull’estetica del mondo».

Se è così, perché in luglio avrete in pagina solo modelle nere?
«È un omaggio alla loro bellezza. Naomi non è sola. Conosce Liya? Iman? O tante altre. Sono meravigliose. Noi cerchiamo di cogliere gli stimoli che ci sono nell’aria. L’abbiamo fatto convincendo tre anni fa Linda Evangelista a farsi bendare su un numero dedicato alla chirurgia plastica. Era il tema del momento. Se ne parlava nei salotti, ad ogni evento sociale».

Ora nell’aria c’è la pelle nera?
«Io dico di sì. Il nero di Barack Obama. Anzi di sua moglie che potrebbe entrare alla Casa Bianca da first lady. Una donna elegante, che veste in un certo modo, bella. Un modello globale».

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