Napoli, bimbo rom morto. I genitori denunciano: “Poteva essere salvato”

Pubblicato il 23 Marzo 2011 - 21:12 OLTRE 6 MESI FA

GIUGLIANO (NAPOLI) – Dragiza ha 36 anni. E’ mamma di undici figli e nonna di sei nipoti. E’ originaria di Osiek, in Croazia, ma vive in Italia da quando era bambina. Vive insieme a Ivo, il padre dei suoi figli, da circa 22 anni.

Dragiza non riesce a darsi pace, a farsi una ragione, a capire perché Batista, appena 13 mesi, sia stato ucciso da una forma molto violenta di gastroenterite virale nonostante la visita in diversi ospedali delle province di Napoli e di Caserta.

Dragiza, che vive in una baracca del campo nomadi numero 3 nella zona di sviluppo industriale di Giugliano, alla periferia di Napoli, insieme al marito, ha presentato un esposto alla polizia. Ma dall’ospedale di Pozzuoli, uno dei tre ospedali dove il bimbo è passato, dicono che i genitori hanno rifiutato il ricovero.

Il piccolo, colto da un improvviso malore, è stato visitato dapprima all’ospedale di Aversa, un comune del Casertano e poi, l’altra notte, a quello di Pozzuoli e infine al San Giuliano di Giugliano dove purtroppo i medici non hanno potuto fare altro che constatare il decesso. All’ospedale di Pozzuoli qualche giorno prima è stata ricoverata la gemella di Batista: ”Con lei – dice la donna – guardando i suoi figli e i nipoti che circolano nel campo – è andato tutto bene”.

C’e’ un dubbio che tormenta Dragizia. La donna stringe tra le mani una macchina digitale con la foto del suo figlio. E come in una litania continua a chiedersi se suo figlio poteva essere salvato. La donna, attorniata da parenti e amici provenienti da vari campi del napoletano e Lazio, vuole sapere se suo figlio poteva essere trattenuto in corsia, a raccontare gli ultimi momenti di vita del suo piccolo, gemello di una femmina, nato poco di un anno fa in un campo dove vivono tutti insieme. Ora sarà la magistratura a ricostruire l’accaduto.

L’inchiesta è stata affidata al sostituto procuratore di Napoli, Fabrizia Pavani della sezione coordinata dal procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso che ha disposto l’acquisizione della documentazione sanitaria. Anche le confezioni dei farmaci somministrati al piccolo sono stati sequestrati. Sulla famiglia di Ivo e Dragizia (ma anche sui loro gigli, nipoti, fratelli e genitori) si sta abbattendo un’altra sciagura. Nel giro di pochi giorni dovranno lasciare la loro baracca. Non si sa dove andranno. Il Comune di Giugliano ha costruito 24 casette (ma saranno utilizzate 21 perché sono andate distrutte) da destinare ad altrettante famiglie per un totale di 200 persone. Gli 350-400 dovranno andare via.

”In quei campi si vive in condizioni igienico sanitarie precarie – spiega l’assessore al Welfare del Comune di Giugliano, Mario Delfino – Bambini che vivono tra rifiuti e in un ambiente malsano. Basti pensare che, talvolta, anche gli scuolabus hanno difficoltà ad entrare perche’ l’accesso ai campi e’ ostruito dalla spazzatura”.