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Napoli: donna ivoriana portata via dal bambino appena nato, era senza documenti

di Alessandro Avico |1 Aprile 2009 15:23

Immigrata, con i documenti “sospetti”: le è stato impedito di allattare il figlio appena nato. Un caso di applicazione concreta della legge “medici spia”, legge che peraltro ancora non c’è. A Napoli, nel quartiere Posillipo, una donna ivoriana di 25 anni, di nome Kante, si era recata nell’ospedale Fatebenefratelli per partorire, ed invece dopo poco tempo ecco arrivare le forze dell’ordine, chiamate forse da un dipendente dell’ospedale, che l’hanno portata via per degli accertamenti.

Accertamenti durati 10 giorni, perchè la donna era in attesa dello status di rifugiato politico, finchè non è arrivata dagli uffici dell´Immigrazione la conferma che il suo fascicolo esisteva davvero, e che quella donna non aveva raccontato frottole, né fornito falsa identità.

«In ospedale ci hanno chiesto i documenti – ha raccontato la donna – non gli è bastata la fotocopia del mio passaporto, mentre l’originale era trattenuto dalla polizia per la mia richiesta in corso. Non gli è piaciuta neanche la richiesta di soggiorno ormai scaduta. E per oltre 10 giorni mi hanno tenuta separata dal bambino». Undici giorni è rimasto il piccolo Abou in ospedale: «Non lo hanno dimesso, non me lo hanno dato, fino a quando la questura ha confermato la mia identità. Ho temuto che me lo portassero via, che non me lo facessero stringere più tra le braccia».

Neppure il padre del bambino, Traore Seydou, un falegname di Costa d’Avorio che qui si arrangia a fare il manovale in nero, ha ottenuto che venisse dimesso: «Non ero presente al momento del parto – dice – E quindi il piccino è stato registrato con il nome della madre. Non possiamo consegnarlo a te”, mi hanno detto in ospedale. D’altra parte anche io sono senza permesso di soggiorno, in attesa che venga accolta la mia richiesta di asilo politico».

L’avvocato Liana Nesta denuncerà la faccenda anche al Parlamento europeo: «Siamo di fronte a un caso illegittimo, di assoluta gravità. Nell’ospedale napoletano Fatebenefratelli c’è un medico o un assistente sociale più realista del re che ha messo in pratica una legge non ancora approvata da questa Repubblica; oppure qualcuno ha firmato un abuso inspiegabile ai danni di una madre e di una cittadina. Conservo copia del fax partito dalla direzione amministrativa dell’ospedale, proprio nel giorno in cui partoriva la signora Kante, e indirizzata al fax del commissariato di polizia del quartiere».

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