‘Ndrangheta/ Operazione Cartesio : in manette dodici persone con l’accusa di usura (sequestrati beni per 70 milioni di euro)

Devono rispondere di usura, aggravata dalla finalità di agevolare la cosca Muto e dal metodo mafioso, e del reato di estorsione aggravato dalla mafiosità le 12 persone arrestate oggi, martedì, dai carabinieri nel corso dell’operazione “Cartesio”sul Tirreno cosentino.  Nella stessa operazioni la Guardia di finanza ha sequestrato beni per 70 milioni di euro.

Uno degli arrestati, Giuseppe Nigro, era già stato coinvolto nel processo Azimut perchè collegato alla cosca di Muto, il ‘re del pesce”, e condannato in primo grado ma poi assolto in appello.

Secondo i magistrati che hanno condotto la nuova indagine, Nigro ha profittato della propria società immobiliare per conoscere le difficoltà economiche di più imprenditori cui ha offerto finanziamenti a tassi oscillanti fra il 10 ed il 20% al mese. Allo stesso modo i fratelli Iacovo gli si sono affiancati quali «capo zona» per conto della cosca Muto, a Belvedere e comuni viciniori. Quindi si sarebbero infiltrati, attraverso la propria impresa di distribuzione di mobili, nei gangli essenziali dell’economia dell’alto Tirreno garantendo linee di credito a tassi esosi.

Gli Iacovo sono riusciti ad acquisire il controllo di una serie di imprese, del settore turistico, sottraendole agli originari imprenditori finiti «sotto usura» e quindi costretti a svendere le proprie attività per compensare i debiti. Altro soggetto coinvolto è Settimio Rosario, un insegnante che di fatto gestisce un distributore di carburante a Bonifati e che per anni ha reimpiegato in usura capitali provenienti da ‘ndranghetisti legati al gruppo Muto e da imprenditori che avevano deciso di «investire» in rapporti usurari.

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