Neve in montagna, rischio valanghe, prudenza: per chi va in escursione

Neve in montagna, rischio valanghe, prudenza: per chi va in escursione
Marco Bonacorsi ha fotografato le montagne dell’alta Val Seriana con la prima neve

BERGAMO – La neve è arrivata in montagna. Ne dà l’annuncio con gioia l’Eco di Bergamo. Sugli altri giornali del Nord con montagne nel loro territorio non se ne parla.

Notizie più precise si trovano invece su il meteo.it che prevede, dopo le nevicate di sabato

“sui rilievi italiani a quote elevate, oltre i 2200 metri, per domenica inizierà a nevicare al Nordovest in serata a partire dai 1500/1600 metri, ma con quota neve in rialzo”.

L’Eco di Bergamo mette però in guardia:

“La cosa certa, e che impone pertanto di affrontare questo tipo di escursioni con la massima cautela, sono i numerosi distacchi valanghivi che si potevano notare sui versanti più ripidi e che, poco più a valle, sono solcati dai sentieri stessi. Il terreno non ha infatti ancora subito alcun processo di congelamento e la temperature, ben al di sopra della media, non hanno di fatto contribuito al consolidamento della massa nevosa che scivola inevitabilmente verso valle, creando pericolo per chi ama questo tipo di paesaggi e vuole avventurarsi a queste altitudini”.

L’avvertimento è preceduto da un po’ di lirica:

“Per alcune decine di minuti i fiocchi avevano anche imbiancato la «zona rifugi», come testimoniavano le web-cam poste al Curò, al Merelli al Coca ed al Benigni, in Valle Brembana. Con la comparsa dei primi raggi di sole la neve si è «ritirata» verso l’alto, riservando comunque grandi emozioni a coloro che hanno deciso di compiere le loro escursioni giornaliere oltre i 2.200-2.300 metri di quota.La Val Cerviera, poco dopo il Curò, è stata la meta preferita di quanti avevano raggiunto il rifugio con l’intenzione di pestare la prima neve di stagione. Lo spessore del manto è andato aumentando in modo esponenziale, visto che ai 2.319 metri di quota dei laghetti raggiungeva i 45 centimetri.

Portandosi in quota appare però netta la linea di demarcazione tra il colore brullo dei pascoli e la neve caduta sopra i 2.200 metri soprattutto gettando lo sguardo sui tremila orobici; il pizzo Redorta, la punta di Scais ed il pizzo Coca: è ipotizzabile che ai 3.050 metri di quest’ultimo lo spessore abbia superato il metro”.

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