New York. Il terrorista arrestato Najibullah Zazi pianificava un nuovo 11 settembre

Najibullah Zazi
Najibullah Zazi

Dall’attentato alle Torri Gemelle l’11 settembre 2001 i funzionari governativi americani hanno annunciato dozzine di casi di presunti attacchi terroristici in preparazione, per poi giungere alla conclusione che si trattava di falsi allarmi. Ma le prove che si stanno accumulando contro l’afghano Najibullah Zazi, 24 anni, inducono gli inquirenti a ritenere che il complotto di cui è accusato sia tra i più pericolosi scoperti da anni.

Zazi, già incriminato per terrorismo dalle autorità federali, autista di autobus a Denver, Colorado, avrebbe organizzato una cellula per eseguire attacchi con esplosivi simili a quelli usati a Madrid e Londra. Tra i possibili obiettivi – secondo indiscrezioni di stampa – stadi e stazioni ferroviarie.

L’uomo è stato arrestato insieme al padre, Mohammed, e ad un complice – l’imam Ahmad Afzali poi rilasciato su cauzione – ma l’Fbi non ha escluso che nel network siano coinvolte altre persone. In base alle indagini Zazi era legato ad elementi che vivevano nell’area di New York. Per la magistratura l’estremista era pronto ad usare «una o più armi di distruzione di massa».

Durante le indagini Zazi ha ammesso di aver frequentato un «campo di addestramento di Al Qaeda in Pakistan nel 2008», dove avrebbe imparato a preparare ordigni esplosivi. Un’affermazione tuttavia che ha bisogno di ulteriori riscontri. I funzionari dell’antiterrorismo vogliono capire se esistono davvero i legami con la rete eversiva e, in caso positivo, di che tipo. O se invece l’afghano sia un terrorista fai-da-te, alla testa delle cosiddette “cellule spontanee”.

Questi i punti chiave delle accuse a Zazi: nel suo computer c’erano annotazioni su come costruire bombe, e l’afghano ha condotto ricerche su come assemblare un ordigno utilizzando componenti chimiche poi acquistate in quantità massicce (le stesse sostanze impiegate negli attentati di Londra del 2005); l’uomo ha inoltre condotto ricognizioni per la scelta di possibili obiettivi.

Nei giorni scorsi, le autorità hanno lanciato un allerta – ripetuta anche dal segretario alla Giustizia Eric Holder – sulla possibilità che i terroristi vogliano colpire obiettivi poco protetti: come il metrò, linee ferroviarie, hotel ed eventi sportivi. Una lista, peraltro non nuova, che è stata messa in relazione alla vicenda Zazi.

Durante una perquisizione in un appartamento usato da Zazi sarebbero stati trovati molti zainetti e questo ha fatto pensare che i presunti terroristi avessero intenzione di imitare il modus operandi dei loro “colleghi” di Madrid e Londra. Inoltre nel computer dell’afghano c’erano informazioni concernenti gli stadi (baseball e football) e un video della stazione ferroviaria Grand Central di New York.

L’inchiesta è stata in parte compromessa dalle rivalità tra l’Fbi e la polizia su come gestire il caso. Tanto è vero che un alto dirigente della sezione anti-terrorismo di New York è stato trasferito: aveva mostrato le foto dei sospettati all’imam Afzali, che ha subito avvisato gli indagati. Una fuga di notizie che ha forse permesso ai complici di Zazi di far sparire prove compromettenti. Un aspetto citato dagli inquirenti in risposta a quanti hanno sollevato dubbi sulla reale pericolosità del gruppo.

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