Dopo più di vent’anni si riapre la strada all’energia nucleare. L’assemblea di Palazzo Madama ha approvato (con 142 sì e 105 no: sì del Pdl e dell’Udc, no del Pd e dell’Idv) gli articoli 14-15 e 16 del disegno di legge “Sviluppo ed energia” che danno al governo la delega per adottare entro sei mesi (nel precedente testo si parlava del 30 giugno 2009), e dopo una delibera del Cipe, più decreti per il ripristino dell’intera filiera di produzione dell’energia atomica: tipologia e disciplina per la localizzazione degli impianti, stoccaggio del combustibile, deposito dei rifiuti radioattivi.
L’articolo 15 dà mandato al Cipe di definire le tipologie degli impianti per la produzione di energia nucleare. Sempre al Cipe spetterà il compito di individuare i criteri e le misure per favorire la costituzione di consorzi per lo sviluppo e l’utilizzo delle centrali.
Sono previste procedure velocizzate per la costruzione delle centrali da parte di consorzi: la cosiddetta “autorizzazione unica” che sostituisce ogni tipo di licenza e nulla osta tranne la Via (valutazione impatto ambientale) e la Vas (valutazione d’impatto strategica). Sono previste inoltre “misure compensative in favore delle popolazioni interessate”.
Nel corso della votazione, assai contrastata e segnata ieri mattina dalla mancanza per quattro volte del numero legale per assenze nelle file della maggioranza, sono stati comunque inseriti alcuni emendamenti “migliorativi” da parte del Pd, accolti dal governo: uno di questi prevede che i benefici compensativi ai cittadini che vivono in prossimità delle nuove centrali saranno a carico delle imprese non saranno scaricati sugli utenti finali.
La scelta nucleare fu bloccata da un referendum che si tenne l’8 novembre del 1987, l’anno dopo della tragedia di Chernobyl. I tempi del ritorno, per ora, sono tutti da verificare: da segnalare tuttavia che nel febbraio scorso Berlusconi e Sarkozy hanno già siglato un’intesa per la produzione di energia nucleare che coinvolge Edf e Enel.