OBAMA E IL ”FATTORE C”

di Nicola

Molti mostrano un limitato ottimismo nelle possibilità di vittoria di Obama. Il vero problema,pero’, che quasi tutti hanno paura anche soltanto di nominare è solo uno, il colore della pelle del senatore  dell’Illinois,  il ”fattore C”, direi. Obama è afro-americano. Fosse stato bianco goderebbe tranquillamente di un vantaggio di almeno 6% (secondo molte attendibili stime). Tuttavia il semplice colore della sua pelle è visto da molti come una discriminante. Amici in Pennsylvania (stato dove Hillary aveva vinto al 70% le primarie) mi confermano che moltissimi bianchi della "working-class" (e soprattutto pensionati) sentono il disagio nel votare un afroamericano. La ragione è storica, credo, di fatto il razzismo è stato ripulito solo in facciata, ma sotto sotto c’è ancora. Una conferma sta nell’atteggiamento di Obama in qualsiasi apparizione pubblica. Spesso viene criticato per essere relativamente freddo e calcolatore. Il fatto è che, purtroppo, se mostrasse troppa verve o usasse slang linguistici, verrebbe sottolineata ancora di più la sia diversita cromatica. Non importa se lui non sia un afro-americano nel senso più stretto del termine, o se invece tali provincialismi linguistici siano del tutto accettati se fatti dalla Palin. Quello che la persona comune vede è un uomo di colore. Non è il primo giovane ad essere eletto presidente (Kennedy e Clinton prima di lui). Non è neppure la mancanza di una famiglia danarosa (Clinton prima di lui). L’America è molto di più che la liberal e europea San Francisco o la metropolitana ed etnicamente variegata New York. Nel mezzo sono molti gli americani medi, avanti con gli anni, con un’educazione medio bassa a porsi, dentro di se la domanda sulla questione razziale. Resta da vedere quanto di quel 6% si materializzerà tra un mese.

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