OLIMPIADI: RIVOLTA CONTRO TORCIA IN GIAPPONE, INTERPOL, ”POSSIBILI ATTI TERRORISTICI A PECHINO”

Olimpiadi_torcia_proteste Si è conclusa dopo quattro ore segnate dal caos la staffetta della torcia olimpica in Giappone. Almeno tre persone sono state arrestate e quattro ferite tra la folla che, sventolando bandiere tibetane o cinesi, si è assiepata lungo il percorso della fiaccola per manifestare in modi che in alcuni momenti si sono fatti violenti.

Sostenitori di Pechino e manifestanti filotibetani si sono picchiati mentre oppositori della repressione in Tibet lanciavano immondizia contro i tedofori lungo le strade di Nagano, invase da migliaia di studenti cinesi con bandiere rosse. Dopo una serie di tappe asiatiche relativamente tranquille, centinaia di monaci tibetani, attivisti filotibetani e nazionalisti anticinesi che sventolavano le bandiere imperiali giapponesi hanno lanciato immondizia, uova e petardi contro la staffetta lungo un percorso vigilato da tremila agenti: un livello di sicurezza generalmente riservato al passaggio dell’imperatore Akihito.

Tre manifestanti – due giapponesi e un taiwanese – sono stati arrestati per aver cercato di strappare la torcia dalle mani dei tedofori. La staffetta, che sarebbe dovuta partire dal tempio buddhista di Zenkoji, ha invece preso il via da un parcheggio per evitare che coincidesse con una celebrazione organizzata dai monaci per le vittime dei disordini di Lhasa.

Prossima tappa della torcia sarà Seul e poi Pyongyang, dove le autorità nordcoreane hanno assicurato una staffetta "sicura e che lascerà il mondo a bocca aperta".

Dobbiamo "prepararci alla eventualità di un attacco di Al Qaida" nel corso delle Olimpiadi di Pechino 2008, il prossimo agosto. Lo ha detto il segretario generale dell’ Interpol, Ronald JK. Noble, in un discorso pronunciato nella capitale cinese e diffuso oggi dalla sede dell’Interpol, a Lione. Noble ha evocato la concreta possibilità che Al Qaida o un altro gruppo terrorista tenti di lanciare un attacco terrorista mortale in occasione dei Giochi" ed ha sottolineato che "questa minaccia è aggravata dalla natura stessa delle Olimpiadi 2008".

"La Cina – ha aggiunto il segretario dell’Interpol – aprirà le sue porte a centinaia di migliaia di visitatori stranieri e giornalisti, e miliardi di persone le guarderanno in televisione. Ciò può fornire una copertura facile a dei terroristi e permettere un attacco durante i Giochi, che avrebbe un impatto globale immediato". Noble ha osservato che "le recenti proteste correlate alla situazione in Tibet hanno introdotto significative complicazioni addizionali alle normali considerazioni per un grande evento internazionale come le Olimpiadi." Dopo la dura repressione da parte del governo di Pechino delle dimostrazioni anticinesi in Tibet, cominciate il 10 marzo scorso, la staffetta intorno al mondo della fiaccola olimpica è stata caratterizzata da diffuse manifestazioni contro la Cina e a favore del popolo tibetano.

"Alla luce dei recenti eventi – ha detto Noble – tutti i paesi i cui atleti parteciperanno alle Olimpiadi e i cui cittadini andranno a Pechino per assistere alle competizioni devono prepararsi all’eventualità che gruppi o individui responsabili delle violenze durante la staffetta della fiaccola possano portare la loro protesta dentro ai Giochi stessi".

"Queste attività possono articolarsi dai blocchi stradali al disturbo delle competizioni, fino ad azioni più pericolose, come aggressioni a funzionari e atleti o al danneggiamento di infrastrutture". "Ancor peggio, dobbiamo essere preparati alla possibilità che Al Qaida o un altro gruppo terrorista tenti di lanciare un devastante attacco terrorista in occasione di queste olimpiadi", ha concluso il segretario dell’Interpol.

L’ipotesi di attentati contro i Giochi è già stata evocata dalle autorità cinesi, che il 10 aprile avevano annunciato l’arresto di 45 "terroristi" della minoranza etnica uighura che preparavano "attentati contro le Olimpiadi" e rapimenti di atleti e giornalisti stranieri. Ciò che maggiormente preoccupa Pechino è però la questione del Tibet: dopo le manifestazioni pacifiche a Lhasa il 10 marzo, duramente represse e poi sfociate il 14 marzo in attacchi contro gli immigrati cinesi, la rivolta si è estesa ad altre zone della Regione Autonoma e a province limitrofe della Cina occidentale con forte presenza di tibetani.

Le autorità cinesi hanno finora cercato di convincere il mondo dell’esistenza di un terrorismo tibetano che sarebbe diretto dal Dalai Lama, il premio Nobel per la pace che dal 1959 vive in esilio in India. Pochi giorni fa sono stati arrestati nove monaci buddhisti accusati di un attentato dinamitardo e i mezzi d’informazione cinesi hanno annunciato la scoperta di armi da fuoco nascoste tra i libri sacri in un monastero del Sichuan, che ha una forte presenza tibetana. Ma oggi, con una improvvisa svolta che ha coinciso con il vertice tra Cina ed Unione Europea, Pechino si è dichiarata disposta a colloqui con gli emissari del leader spirituale tibetano.

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