Padre di un soldato americano ai talebani: "Ridatemi mio figlio"

NEW YORK 7 MAG Il padre dell'u – NEW YORK, 7 MAG – Il padre dell'unico soldato americano prigioniero in Afghanistan ha rivolto via YouTube un raro appello pubblico sia ai vertici militari del Pakistan, sia ai membri talebani della rete Haqqani (legata ad Al Qaida), affinche' liberino il figlio, Bowe Bergdhal, caduto prigioniero nella provincia di Paktika, nel sud dell' Afghanistan, il 30 giugno del 2009. Il soldato, che fa parte della 25/ma Divisione Fanteria del 501/mo reggimento, e' originario di Sun Valley (Idaho), ha 25 anni e da quasi due e' nelle mani dei ribelli. I talebani dal giorno della sua cattura ad oggi hanno diffuso cinque video, l'ultimo dei quali dopo la morte di Bin Laden. Chiedono per il suo rilascio 1 milione di dollari, e la liberazione di 21 prigionieri afghani e di Aafia Siddiqui, la detenuta pachistana conosciuta come 'Lady Al Qaida' condannata negli Usa nel settembre scorso a 86 anni di carcere con l'accusa di aver cercato di attaccare militari Usa nel 2008 mentre era detenuta in Afghanistan. Nell'ultimo video il soldato Usa compare vicino ad un comandante del gruppo Haqqani. Il filmato pare essere stato girato nella provincia di Paktika. Il padre di Bowe Bergdhal ha deciso a sua volta di diffondere un video su YouTube chiedendo la liberazione del figlio. Bob Berghdal lo fa rivolgendosi in primo luogo ai due vertici militari del Pakistan, il capo dell'Esercito, Ashfaq Parvez Kayani, e il capo dell'intelligence pakistana, Ahmad Shja Pasha. ''La nostra famiglia conta sulla vostra integrita' professionale e sul vostro onore per fare in modo che a nostro figlio sia garantito un ritorno a casa sano e salvo'' dice Bob Berghdal nel video. Vi ringraziamo. Conosciamo il prezzo che e' stato pagato dai vostri uomini. A coloro che sono caduti in Pakistan porgiamo le nostre condoglianze''. Parlando in inglese, arabo e in pashtun, si rivolge al comandante militare della rete Haqqani, Mullah Sangeen. ''Ad alcuni puo' sembrare strano, ma dobbiamo ringraziare anche chi finora ha avuto cura di nostro figlio per quasi due anni, il Mullah Sangeen, gli Haqqani e coloro che hanno avuto un ruolo nel dare rifugio al prigioniero americano. Sappiamo che nostro figlio e' prigioniero ma nello stesso tempo un ospite a casa vostra''. Quindi l'uomo si rivolge direttamente al figlio: ''Siamo apparsi poco in pubblico ma non siamo stati inattivi dietro le quinte. Continua ad aver pazienza e ad essere gentile con coloro che sono con te. Non sei dimenticato''. In chiusura del video Berghdal sembra rivolgersi direttamente ai talebani: ''Nessuna famiglia negli Stati Uniti capisce piu' della nostra la questione dei prigionieri. Il ritorno a casa sano e salvo di nostro figlio non fara' alro che gettare luce su questa consapevolezza. Detto questo, nostro figlio e' sfruttato. E' tempo per lui, e per altri, di tornare a casa''.

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