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Paradosso Schlein: incoronata con le primarie adesso non le vuole più

Paradosso Schlein: la leader del Pd eletta con il metodo delle Primarie  ora rinuncia allo strumento che l’ha incoronata.

E, a scanso di equivoci, chiarisce: ”le Primarie si fanno quando servono”. Strano? Mica tanto. Per due buoni motivi. Vediamo.

1) COSI FAN TUTTI – Elly segue l’andazzo. I politici di ogni orientamento tendono a giudicare le regole del gioco in base ai loro obiettivi e alle loro convenienze a breve termine. Vale per le leggi elettorali e per le regole della democrazia interna ai partiti.

Il politologo Salvatore Vassallo (marito della europarlamentare Elisabetta Gualmini, gruppo S&D) e direttore del prestigioso Istituto Carlo Cattaneo  di Bologna, certifica tutto ciò in studi universitari di notevole spessore.

E dice:” Basti pensare alla lunga schiera di sostenitori del maggioritario ( quando credevano di poter competere per governare) diventati proporzionalisti ( quando hanno visto calare i consensi) e viceversa”.

Dal 2007 a oggi nel Pd le componenti storicamente più critiche verso le primarie aperte, da loro considerate un affronto per la comunità dei dirigenti e degli iscritti, sono diventati nel 2023 sostenitori di primarie apertissime, che hanno consentito a esponenti di altre forze politiche, di candidarsi alla guida del partito.

2)LA STRATEGIA DI ELLY – La segretaria del Pd fa esattamente quello che aveva promesso per cui è stata eletta. Aggiunge Vassallo:” Ha sempre detto in maniera chiara di volere trasformare il Pd in un partito di sinistra, ecologista e libertario”.

In verità è una prospettiva non del tutto nuova. Già nel 2010 numerosi esponenti del partito avevano coltivato l’ipotesi di accogliere come “Papa straniero “ l’allora leader di Sinistra Ecologia e Libertà nonché presidente della regione Puglia Nichi Vendola.

CROLLATO IL MITO FONDATIVO DELLE PRIMARIE

 Le primarie sono state inventate nel 2005 da Romano Prodi e Arturo Parisi. La  scelta di identificare i candidati interni ad un partito politico (o a una coalizione) attraverso un negoziato bilaterale (vedi Conte-Schlein) è “in palese contrasto con il mito fondativo delle primarie”.

Un mito oltretutto condiviso, seppure in forme diverse, dai partiti di cui Giuseppe Conte e Elly Schlein sono arrivati a capo dall’esterno, cioè senza appartenere alla comunità degli iscritti. Va anche aggiunto che con le primarie non è possibile cambiare la classe dirigente ad immagine dei leader e della loro linea.

 IL PD “PACIFISTA” VACILLA SULLE ARMI A KIEV
 Altri guai in casa Pd. Il partito sembra pronto a cedere al pacifismo e a cambiare la linea sull’Ucraina. L’ex segretario Enrico Letta si era schierato sul fronte pro-Zelensky fino a rompere i rapporti con gli alleati filo-Putin di M5S.

Ora la sinistra Pd è in pressing sulla segretaria auspicando lo strappo. Ma Alfieri, Guerini e Quartapelle non ci stanno. Hanno già avvertito: ”Su Kiev non si cambia linea”. Ne vedremo delle belle.

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