C’era una volta Davos, meeting annuale dei protagonisti della scena internazionale. Per carità, il comune svizzero c’è ancora.
È sempre là, appollaiato nel Canton Grigioni, paradiso degli sciatori e dei portafogli forti nonché sede (prestigiosa) di Forum Economico annuale che per mezzo secolo ha riunito i migliori fichi del bigoncio mondiale per orientare al meglio, serenamente – tutti insieme! – i destini del pianeta.
Non è più così. Covid, guerra, shock energetico e problemi connessi ha cambiato interessi e copione. Non a caso è stato scelto un titolo significativo:”La cooperazione in un mondo frammentato”. I concorrenti di un tempo sono diventati nemici. Con la Cina scalpitante è nato il bipolarismo. Sono ricomparse le barrriere commerciali, talune produzioni strategiche sono state trasferite imprudentemente in estremo oriente, la diversificazione delle fonti energetiche ha esposto l’Europa ad impietosi ricatti. La globalizzazione è in crisi. Il mondo non è più lo stesso. Ergo, Davos (16–20 gennaio) stavolta sarà con ogni probabilità un flop. Peccato.
A DAVOS DOMINANO DUE EVENTI EPOCALI
Cina e Ucraina hanno cambiato Davos. In primo luogo la pandemia che è partita dalla Cina ma che il regime Comunista rifiuta ogni responsabilità. A dispetto delle evidenze. In secondo luogo la guerra in Ucraina che ha trasformato i concorrenti in nemici e che ha fatto rinascere il bipolarismo della guerra fredda. Il mondo si è ridiviso in due. E Jinping ha trovato alleati nel post comunismo russo, nella brutale teocrazia iraniana, nel fanatismo della Corea del Nord. Risultato: il Davos per una settimana non sarà più il party della globalizzazione. E lo fanno già capire gli scambi commerciali che scenderanno dal 3,5 all’1%. Almeno.
PIÙ ASSENZE CHE PRESENZE ALL’EVENTO
Non ci saranno Biden, Macron, Sunak e Giorgia Meloni. In ogni caso sono presenti 52 capi di stato, 57 ministri dell’economia e delle finanze, 19 governatori delle banche centrali. Molti i temi di discussione delle oltre 400 sessioni in programma ma il punto focale sarà come evitare una recessione globale. Sarà presente l’Italia dopo la rinuncia di G.Carlo Giorgetti (Economia) è annunciata la presenza di un solo ministro, Giuseppe Valditara (Istruzione) ; le grandi multinazionali sono presenti con i leader di colossi come Chevron, Google, Amazon. L’Italia ci sarà con Enel (Starace), Eni( Calvosa) e imprenditori pesanti come Andrea Illy, Merloni, Polegato( Geox) Nerio e Erica Alessandri(Technogym).