Pd, Genova: Franceschini rinuncia al comizio: “non voglio vantaggi”

Un’ora a fare da cameriere nel ristorante della festa del Pd a Genova e poi nessun comizio.

Il segretario del Partito Democratico Dario Franceschini non ha voluto approfittare del suo ruolo  in un momento in cui le urne dei circoli sono già aperte.

Una scelta a sorpresa, e, soprattutto, fatta all’insaputa dei militanti genovesi che hanno protestato costringendo comunque il segretario a presentarsi nella Sala Guido Rossa, per un saluto «da segretario e non da candidato».

Franceschini ha puntato soprattutto sull’importanza dell’unità del partito: «Non è vero niente di ciò che è stato rappresentato, cioè lacerazioni, divisioni e scissioni. Il percorso verso il 25 ottobre sarà di arricchimento e poi chi vincerà avrà il sostegno leale di tutti».

Una volta eletto il segretario, quindi, il partito dovrà parlare con una sola voce senza abdicare per questo al dibattito interno: «Dobbiamo non solo garantire che il 26 ottobre chi vince avrà il sostegno di tutti ma anche l’impegno a tener distinto confronto franco pur con qualche punta di asprezza dal fatto che all’esterno bisogna parlare con una voce sola».

Infine Franceschini si è soffermato sul tema delle alleanze elettorali: «Una cosa è costruire alleanze tra partiti che condividono un programma di governo altra cosa è proporre di tornare indietro a coalizioni frammentate e litigiose di 11 partiti. Per me è tutto semplice. Non ho mai conosciuto uno, da Trento alla Sicilia, che dica che il Pd debba prendere il 51% da solo. Dobbiamo lavorare per vincere e perciò bisogna fare delle alleanze come abbiamo fatto per le amministrative e faremo per le regionali. Ma formeremo alleanze sulla base di un programma di governo condiviso».

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