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Pd, traballa la leadership di Schlein, troppe assenze in Aula: ”Scappa dai temi più divisivi”, malumori in aumento

Pd, traballa la leadership di Elly Schlein. C’è sconcerto fra i dem  perché nei giorni importanti sparisce dai radar, dribbla le sedute di Montecitorio e infila “assenze diplomatiche “ come le definiscono al Nazareno.

L’ultima della serie ha coinciso con il voto in Aula (mercoledì 26 luglio) sulla proposta di legge presentata da Carolina Varchi (Fdi) per rendere la pratica della maternità surrogata “reato universale”.  Tra parentesi: il testo ha incassato il primo sì alla Camera: 166 a favore, 109 contrari, 4 astenuti. Tema certo divisivo.

A riprova è il caso di ricordare che tra i banchi dei partiti della maggioranza si sono registrate 32 defezioni (riserve di coscienza?) e che l’opposizione si è divisa a cominciare proprio dal Pd. Che ha concorso a silurare l’emendamento presentato da Riccardo Magi (+Europa) per introdurre la GPA, cioè la “gravidanza per altri), solidale, per le coppie che non possono avere figli. Solo 9 i  voti favorevoli alla proposta, 44 gli astenuti, 191 quelli contrari.

Comunque nel voto finale l’opposizione – Pd, M5S, Alleanza Verdi e sinistra, +Europa –  si è espressa contro la proposta di legge. Con l’eccezione di Azione-Italia viva, i cui deputati si sono divisi in tre blocchi in ossequio alla “libertà di coscienza” annunciata dal capogruppo Matteo Richetti. Curiosità: tra i 15 dem assenti la segretaria Elly Schlein; tra i 14 assenti dei Cinquestelle il leader Giuseppe Conte.

L’IMBARAZZO TRA I DEPUTATI PD

I malumori aumentano. Dicono i dissidenti:” Elly è andata in piazza per Zaki e qui non si presenta.”

I commenti velenosi si sprecano: ” È il lodo Schlein (la fuga)”. Fonti interne al Pd riferiscono che “la segretaria ha incaricato la capogruppo Chiara Braga a trattare una mediazione con l’ala moderata del partito notoriamente contro l’emendamento Magi”.

Di più: i dissidenti dicono chiaro e tondo: ”In questi casi un segretario ci mette la faccia”. La assenza diplomatica della Schlein era giustificata dalla partecipazione al Consiglio Europeo dove però non l’hanno vista.

Ormai la fuga di Elly non stupisce più. È già capitato quando Giorgia Meloni, alla vigilia del Consiglio Europeo (fine giugno)  parlava di guerra in Ucraina- altro dossier spinoso e divisivo per il Pd – e il banco della Schlein a Montecitorio era vuoto.

Idem con il termovalorizzatore di Roma. Elly non c’era. L’unica traccia emersa nella giornata in cui il Pd affrontava le turbolenze della Camera è stata una nota sul salario minimo e un post sui social. Tutto qui.

ASSENZA CRONICA

I numeri parlano chiaro. Le presenze in aula, dati aggiornati al 30 maggio, rivelano che la presenza di Elly Schlein è minima, ultima tra i leader della opposizione. Solo il 29,4% di presenze. Ma anche Conte si lascia desiderare(48,5%). Il pisano  Fratoianni (71,8%). Altra curiosità: il senatore Renzi distacca tutti con un 70% di assenze, Calenda un po’ meglio (60,4%). Da riflettere.

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